Dare spazio alla luce: è ora di ripensare l’anticorruzione?

Gennaio è il mese della prevenzione… e degli adempimenti, che vede gli RPCT impegnati a scrivere relazioni e ad aggiornare i contenuti dei PIAO e dei PTPCT. E’ anche un mese di vicende che sembrano uscite da un romanzo di satira sulla burocrazia italiana, vicende che hanno meritato un posto in prima fila sulle pagine dei giornali . Protagonista: Roma, con il suo esercito di dipendenti pubblici.
Tra controlli e verifiche, emergono storie che oscillano tra il grottesco e il surreale. C’è, per esempio, la “fatina” di ATAC (l’Azienda di trasporti di Roma), una dipendente che si assentava dal lavoro, per vendere talismani e corsi di magia nelle sagre e nelle fiere. Poi ci sono i mungitori assenteisti: dipendenti comunali che, formalmente impegnati nelle tenute agricole del Comune, arrotondavano lo stipendio dedicandosi ad attività, abbandonando al proprio destino le povere vacche capitoline. C’è la dipendente gravemente indiziata di avere effettuato vari accessi abusivi ai sistemi informatici, per velocizzare una pratica di condono relativa ad abusi edilizi; e il dipendente di AMA (la municipalizzata dei rifiuti) che giocava alle slot machine, faceva pisolini e si appartava con le prostitute, ovviamente durante l’orario di servizio! Infine, un dipendente apolide, e quindi impossibilitato per status a svolgere la mansione di pubblico ufficiale, completa il quadro di situazioni che ispirano ironia e amarezza.
Sono questi i casi che finiscono sotto i riflettori, offuscando l’enorme lavoro di chi, ogni giorno, si impegna per garantire il funzionamento della macchina amministrativa e il benessere della collettività.
Verso un’etica pubblica “in positivo”
Un sistema anticorruzione efficace, indubbiamente, deve individuare e reprimere i comportamenti scorretti, ma dovrebbe anche riconoscere e sostenere chi agisce con responsabilità e integrità. C’è un bisogno crescente di passare da un’etica pubblica “in negativo” (focalizzata su errori e mancanze) a un’etica “in positivo”, che valorizzi la capacità di produrre integrità e risultati.
Riconoscere i comportamenti virtuosi non significa indulgere in una visione idealizzata della pubblica amministrazione, ma rafforzare il rapporto di fiducia con i cittadini, che devono poter vedere non solo la punizione di ciò che è sbagliato, ma anche la promozione attiva di ciò che è giusto.
Prospettive strategiche: dare spazio alla luce
Perché non immaginare indicatori di integrità, capaci di misurare l’impatto positivo dell’agire pubblico, al pari di quelli utilizzati per monitorare i risultati economici e gestionali? E perché non istituire riconoscimenti ufficiali per i dipendenti pubblici che si distinguono per il loro impegno etico e professionale?
Un tale approccio potrebbe contribuire a creare un contesto di lavoro più sano e produttivo, capace di attrarre e trattenere talenti. Ma, soprattutto, potrebbe rappresentare il vero antidoto al disincanto e alla sfiducia diffusa nei confronti del sistema pubblico. La lotta alla corruzione, insomma, deve evolvere. Le ombre continueranno a essere monitorate, ma è tempo di dare spazio alla luce.
Come fare? Non lo sappiamo ancora, ma fissare questo obiettivo come strategico per il futuro è già un buon punto di partenza. Forse, è il momento di immaginare un nuovo umanesimo per la pubblica amministrazione: un sistema che premi il coraggio, valorizzi la trasparenza e metta in evidenza l’impegno personale che si cela dietro ogni risultato, ogni pratica virtuosa, ogni piccola o grande decisione, che aggiunge un tassello al grande mosaico dell’integrità pubblica.