Il conflitto di interessi che non esiste (ma forse sì)

C’è un luogo misterioso, avvolto da un’aura di leggenda, dove la realtà e la finzione si sovrappongono come onde quantistiche. Un luogo di cui si vocifera, ma che pochi possono dire di aver visto con certezza. Un luogo che esiste e non esiste allo stesso tempo. No, non stiamo parlando di Atlantide. Stiamo parlando del Molise. E, per un curioso gioco del destino, proprio in Molise sembra essersi smarrito un unicorno: il conflitto di interessi.
Molise, terra di misteri (e di conflitti inesistenti?)
Il Molise è l’unica regione italiana il cui stesso statuto ontologico viene messo in discussione. E questa incertezza sembra aver contagiato anche la percezione della trasparenza e della legalità. Esiste il conflitto di interessi del presidente della Regione Molise? Oppure, come il Molise stesso, si tratta solo di un’invenzione della mente collettiva, di un’illusione ottica?
Secondo un’inchiesta giornalistica, il presidente della Regione Molise si sarebbe trovato in una situazione di conflitto di interessi per aver favorito, in alcune decisioni amministrative, entità a lui vicine. L’indagine riguarda l’assegnazione di fondi pubblici e alcune nomine istituzionali, per cui emergerebbero potenziali sovrapposizioni tra interesse pubblico e personale.
Ma il punto cruciale della vicenda riguarda la moglie del presidente. Secondo le ricostruzioni, la consorte avrebbe assunto diversi incarichi nell’ambito regionale, tra cui proprio una collaborazione con la società di smaltimento rifiuti che riceveva appalti pubblici sotto l’amministrazione del marito. Una coincidenza che, nella sua perfezione, potrebbe essere studiata nei corsi di strategia aziendale più avanzati.
Noi di Spazioetico abbiamo tipizzato questo fenomeno con il termine “sequestro del decisore pubblico”, una degenerazione del conflitto di interessi. In questi casi, un operatore economico privato, attraverso l’assunzione di un familiare del decisore pubblico, riesce a influenzarne le decisioni, ponendolo in una condizione di dipendenza de facto. Se il decisore pubblico provasse a ostacolare gli interessi dell’operatore privato, potrebbe mettere a rischio la posizione professionale (e il reddito) del proprio coniuge. In altre parole, il privato ha in ostaggio il decisore.
Il paradosso della trasparenza invisibile
Il conflitto di interessi e il sequestro del decisore pubblico sono fenomeni concreti, non semplici concetti astratti. Eppure, questi fenomeni spesso diventano invisibili. Non perché non esistano, ma perché gli strumenti di prevenzione e controllo non riescono a coglierli, o peggio, perché esiste una volontaria omissione nel riconoscerli.
Il sequestro del decisore pubblico è particolarmente insidioso proprio per questa sua capacità di mimetizzarsi. Non si tratta di una pressione diretta o di una corruzione esplicita, ma di un legame che impedisce al decisore pubblico di agire con imparzialità. Il soggetto pubblico, legato da un vincolo economico e familiare con un operatore privato, finisce per non essere più in grado di decidere liberamente. Questo fenomeno si manifesta in maniera particolarmente pervasiva in settori come gli appalti pubblici, la gestione dei rifiuti e i servizi pubblici locali, dove le relazioni tra pubblico e privato sono intricate e spesso difficili da scrutinare.
L’invisibilità del sequestro del decisore pubblico non è casuale:
- Le norme di trasparenza si concentrano sui flussi finanziari diretti, mentre le dinamiche relazionali e familiari restano spesso nell’ombra.
- L’assenza di un obbligo esplicito di dichiarare relazioni economiche indirette impedisce di tracciare l’effettivo livello di dipendenza del decisore pubblico.
- La politica e la burocrazia tendono a minimizzare questi rischi, considerandoli un fenomeno marginale o comunque non prioritario nella lotta alla corruzione.
Il vero pericolo di questa forma di cattura è che essa si istituzionalizzi: una volta che il privato ha in mano il decisore pubblico, il fenomeno si perpetua e si rafforza. Il decisore pubblico, per proteggere la posizione della propria famiglia, diventa un attore passivo nelle decisioni amministrative, incapace di contrastare dinamiche opache e spesso costretto a giustificare ogni scelta con motivazioni di apparente interesse pubblico.
Conclusione: l’integrità come fenomeno paranormale
Alla fine della giornata, la questione del conflitto di interessi e del sequestro del decisore pubblico in Molise ci lascia con più domande che risposte. Ma forse è proprio questo il punto: se non si affrontano i problemi, se non si costruiscono meccanismi di prevenzione solidi, la trasparenza diventa un miraggio, un gioco di specchi.
E così, tra una dichiarazione e l’altra, il sequestro del decisore pubblico, come il Molise, continua ad esistere e a non esistere al tempo stesso. Fino alla prossima puntata di questo affascinante mistero amministrativo.