L’abuso d’ufficio e la Repubblica delle Banane

Cronaca di una guerra lampo. 

L’Armageddon dell’abuso d’ufficio, lo scontro senza quartiere tra chi vuole abrogare l’art. 323 del codice penale e chi invece lo ritiene un reato indispensabile per la lotta al malaffare, è scoppiato come una bomba nel mese di giugno 2023, guadagnando un posto di rilievo nelle home page e nelle prime pagine dei giornali. Non sono passati nemmeno due mesi e già i contendenti sembrano stanchi di combattere: il Senato chiude per ferie, rimandando a settembre qualunque riforma della Giustizia, l’Italia è devastata dagli effetti del cambiamento climatico e le vacanze in Salento sono sempre più care…  

Noi di Spazioetico abbiamo deciso di non prendere parte, da subito, all’aspra contesa sull’abuso d’ufficio. Ci siamo presi del tempo per ragionare ed abbiamo scritto un articolo pieno di saggezza ed equilibrio, intitolato L’ULTIMA CROCIATA, che sarà pubblicato in autunno sulle pagine della rivista Azienditalia

Adesso, come delle vestali (o dei piromani) abbiamo deciso di scrivere una gustosa storiella, per ravvivare il dibattito sull’abuso d’ufficio e, soprattutto, per spostare la discussione su un piano diverso. Buona lettura!

Omicidi stradali nella Repubblica delle Banane. 

Da molti anni la Repubblica di Bananas discute animatamente sull’opportunità di mantenere nel proprio ordinamento il reato di omicidio stradale (art. 589-bis del codice penale banabasso). 

Tale reato era stato introdotto nel 1990, dopo una serie di gravissimi incidenti, che avevano causato numerose vittime tra pedoni e ciclisti nelle città della Repubblica, passati alla storia con il nome di Investopoli. Ed è stato più volte modificato nel corso degli ultimi trent’anni. Negli anni 90, la condotta illecita di omicidio stradale era descritta in modo assai indeterminato: 

  • Chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione  stradale  e’  punito con la reclusione da due a sette anni”

A detta dei giuristi, tale reato, con il riferimento alla violazione delle norme del codice della strada, rischiava di attrarre nella sfera della sanzione penale comportamenti già sanzionati in via amministrativa dal codice della strada. Un altro problema, più volte evidenziato dall’ANCB (Associazione Nazionale Camionisti Bananassi) era la differenza tra la condotta punita dal reato di omicidio colposo (art. 589 del c.p.) e la condotta di omicidio stradale (art. 589-bis del c.p.). In entrambi i casi, la condotta perseguita era la medesima: cagionare per colpa la morte di una persona. Ciò che differenziava l’omicidio stradale dall’omicidio colposo era esclusivamente la generica violazione delle norme del codice della strada. In questo modo, anche una banale violazione (come effettuare una svolta senza accendere “le frecce” oppure viaggiare senza la cintura di sicurezza) se commessa in contemporanea a un omicidio colposo, potevano condurre alla più grave imputazione per omicidio stradale. 

Per risolvere questo problema, nel lontano 1997 il premier Romano Arditos promosse una riforma del reato di omicidio stradale, inserendo un esplicito riferimento al consumo di alcolici o all’uso di stupefacenti:  

  • Chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore in  stato  di ebbrezza  alcolica  o di alterazione psico-fisica conseguente all’assunzione  di  sostanze  stupefacenti  o  psicotrope, cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione  stradale, e’ punito con la reclusione da due a sette anni. 

Un secondo tentativo di riforma è stato messo a punto nel 2020 dal premier Giuseppe Ducas, durante la pandemia, per sostenere il rilancio del settore automobilistico. La riforma del 2020 ha ristretto ulteriormente la fattispecie di omicidio stradale, al grido “basta paura, conviene guidare!”: 

  • Chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore in  stato  di ebbrezza  alcolica  o di alterazione psico-fisica conseguente all’assunzione  di  sostanze  stupefacenti  o  psicotrope, cagioni per colpa la morte di una persona con violazione di norme sulla disciplina della circolazione  stradale dalle quali non residuino margini di discrezionalità, e’ punito con la reclusione da due a sette anni.

 A detta di autorevoli giuristi bananassi, la riforma del 2020 equivale di fatto ad una abolitio criminis, perché il requisito dell’assenza di discrezionalità rende pressoché impossibile l’incriminazione per omicidio stradale. Il prof. Claudio Codicillos, docente di Diritto Automobilistico presso l’Università Statale di Las Stradas, ha spiegato chiaramente la problematica, osservando che: “dopo il 2020 può rispondere del reato di omicidio stradale chi investe e uccide un ciclista guidando ubriaco in contromano, ma non chi investe e uccide un pedone ad un incrocio, dopo avere sniffato cocaina!”

Nel 2023 il Governo presieduto da Giorgia Cocomeros (prima donna premier della storia bananassa) ha deciso di abrogare definitivamente art. 589-bis del codice penale. Questo perché l’omicidio stradale, nella Repubblica di Bananas, è un reato che fa molta paura ai politici. Per chi non lo sapesse, infatti, i ministri, i governatori e i sindaci di questo sfortunato Paese sono tutti drogati, oppure dediti al bere. Anche per questa ragione, a detta degli osservatori internazionali, la Repubblica di Bananas non ha mai sviluppato strategie efficaci per contrastare lo spaccio di stupefacenti e la pubblica ebbrezza! La magistratura, di conseguenza, ha spesso utilizzato il reato di omicidio stradale come “reato spia”, per avviare indagini che hanno consentito di arrestare spacciatori e di chiudere locali pubblici che somministravano alcolici ai minorenni. Molte indagini hanno anche coinvolto esponenti della politica nazionale e locale, con un notevole danno alla loro immagine.

Il progetto di legge che abolisce l’art. 589 bis è stato elaborato dal ministro dei trasporti, Carlos Settentronios, che ha rilasciato la seguente perentoria dichiarazione: “Il reato di omicidio stradale genera delle illegittime interferenze della magistratura nella viabilità urbana ed extraurbana”. 

A detta del ministro, il reato di omicidio stradale è pressoché inutile e dannoso, perché confonde sanzione amministrativa e sanzione penale. Le violazioni al codice della strada devono essere perseguite esclusivamente con sanzioni amministrativa, mentre l’omicidio durante la guida di un veicolo, potrà essere sanzionato dagli altri reati previsti dal Titolo Dodicesimo, Capo I, del codice penale bananasso (  Dei delitti contro la vita e l’incolumita’ individuale): omicidio (art. art. 575 c.p.b.), lesione personale (art. 582 c.p.b.), omicidio preterintenzionale (art. 584 c.p.), omicidio colposo (art. 589 c.p.), lesioni personali colpose (590 c.p.) e omissione di soccorso (art. 593 c.p.).  

Non sappiamo come andrà a finire: siamo ad agosto, il Senato bananasso è andato in ferie e il progetto di legge di riforma del reato di omicidio stradale è stato messo al sicuro in qualche armadio polveroso, in attesa dell’autunno. Certamente, non andremo in vacanza nella Repubblica di Bananas, un paese pericoloso, in cui gente ubriaca o drogata sfreccia per strada a tutto gas, senza curarsi degli altri, in un delirio di impunità.

Mutatis mutandis

Se per caso, come crediamo, leggendo la nostra storia avete giudicato pazzi gli abitanti della Repubblica di Bananas, avete pienamente ragione: nessuno in Italia si sognerebbe mai di abolire il reato di omicidio stradale, anche alla luce dei tragici incidenti mortali di cui sono piene le cronache nostrane. Ed è altrettanto folle abrogare l’abuso d’ufficio, alla luce delle tante storie di piccolo e grande malaffare che minacciano l’integrità del nostro sistema pubblico. Se il parallelo tra abuso d’ufficio e omicidio stradale ci sembra forzato, o addirittura impossibile, questo dipende solo da un errore di percezione, da una sorta di illusione ottica che blocca la nostra intuizione di valore: l’abuso d’ufficio non fa il botto, non abbatte pali della luce e non sporca di sangue le strade. Eppure, chi si ubriaca di potere pubblico e uccide l’integrità non è meno colpevole di chi guida ubriaco ed investe una vecchietta sulle strisce pedonali.