L’inferno delle regole. Una discesa nell’oltretomba del Codice di comportamento
Andrea, Diafana, Lord Moulton e Massimo escono dal primo girone e percorrono una mulattiera, che li conduce al secondo girone, in cui sono puniti i dipendenti pubblici che, all’insaputa della loro amministrazione, aderirono ad associazioni che avevano interessi nelle attività svolte dall’ufficio e favorirono indebitamente tali interessi. Il girone, scavato all’interno del monte più alto dell’inferno, è un deserto di sabbia, custodito da inquietanti e pericolose creature. Durante il cammino, Andrea e Lord Moulton saranno vittima di un sortilegio, che avrà devastanti conseguenze. E altrettanto devastante sarà il colloquio con il dr. Pietro Rognone, che chiarirà le ragioni della sua dannazione.
Dotta introduzione
Verso la metà del Duecento un poeta fiorentino decise di descrivere un immaginario viaggio nell’oltretomba. Lo fece qualche decennio prima di Dante e abbiamo fondate prove che l’Alighieri trasse da lui l’ispirazione per la Divina Commedia. Il nome di questo poeta non ci è noto in alcun modo. Egli si firma usando uno pseudonimo: Spazioetico. E quando vuole darsi una certa importanza, latinizza il nome in Spatioeticus.
Non avendo avuto particolare successo di pubblico, Spatioeticus scrisse solo la prima cantica del suo poema, dedicata all’Inferno, composta di dieci canti che abbiamo avuto la fortuna di leggere in anteprima, dopo averli acquistati da un rigattiere di Porta Portese.
Certamente, Spatioeticus non ha il talento di Dante e, a lungo andare, le sue terzine di endecasillabi risultano alquanto indigeste (e soporifere) ad un moderno lettore. Tuttavia, iI suo poema è molto interessante sotto diversi aspetti e merita di essere attentamente studiato. Spatioeticus descrive un Inferno delle Regole, elencando minuziosamente le punizioni inflitte dopo la morte a coloro che non rispettarono il Codex Familiae Potestatis, vale a dire il Codice di comportamento della “Famiglia del Podestà”. Con questa espressione si designavano, a Firenze, i collaboratori del Podestà, da lui scelti e stipendiati. Il suo, insomma, è un inferno tutto laico, disseminato di “cercatori di utilità”, “dileggiatori del conflitto di interessi”, “peculatori”, “seminatori di oscurità” e “dirigenti incapaci”, molto diverso dall’inferno dell’Alighieri, che è tutto intessuto di peccati e di senso religioso.
Degni di nota sono anche gli evidenti anacronismi presenti nel poema: i due protagonisti, Andrea e Massimo, sono due ciompi fiorentini grandi amici di Spatioeticus (così a nostro parere deve essere intesa l’espressione “di Spazioetico sodali” che ricorre nel primo canto), ma, anziché cardare la lana, girano l’Italia facendo corsi per prevenire la corruzione e si perdono in una selva intricata di leggi e decreti ministeriali, perché sono saliti sul treno sbagliato. Profezia tecnologica? Interpolazione di qualche amanuense del XIX Secolo? Non lo sapremo mai.
Prendendo atto di questi anacronismi, abbiamo deciso di riscrivere in prosa e rendere attuale il poema, inserendo precisi riferimenti al Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (D.P.R. n. 62/2013) e personaggi dei nostri tempi. In questo modo riteniamo di raggiungere nel modo migliore l’obiettivo che si prefiggeva Spatioeticus:
Nel testo in prosa, tuttavia, inseriremo alcuni passi del poema originale, quelli meno soporiferi, per rendere omaggio al grande Spatioeticus!
BUONA LETTURA.
L’Inferno delle regole
Un viaggio verso l’integrità
CANTO PRIMO: NELLA SELVA INTRICATA.
CANTO SECONDO: LA CITTA’ DI PIAO
CANTO TERZO: LA ROCCA DEI PRINCIPI