10 lezioni sull’etica pubblica. La nuova offerta formativa di Spazioetico sulle regole del Codice di comportamento ed i principi dell’etica pubblica

Per il 2023 Massimo Di Rienzo e Andrea Ferrarini vi propongono un percorso formativo e di accompagnamento in assolvimento dell’obbligo di formazione in materia di prevenzione della corruzione da parte delle amministrazioni pubbliche. Si tratta di: 

Il percorso è raccomandato per le amministrazioni che hanno l’obiettivo di adottare un nuovo Codice di amministrazione, ma può essere adattato a tutte le amministrazioni che hanno pianificato un intervento formativo significativo sull’etica pubblica e sui Codici di comportamento (in ottemperanza allart. 4 D.L. 30 aprile 2022, n. 36). 

Il percorso può essere fruito anche individualmente in FAD asincrona su piattaforma Spazioetico.

Ogni Lezione è composta da:

IL CASO. Nel corso della videolezione sarete trasportati ogni volta in uno scenario diverso, dove un agente pubblico, protagonista della narrazione, si troverà alle prese con dinamiche della vita professionale e privata che coinvolgono una regola del Codice comportamento.

IL COMMENTO. Nella videolezione i docenti illustrano il contenuto della regola del Codice di comportamento, dando vita ad un dialogo che mette in evidenza i profili di rischio associati ai diversi comportamenti.

IL DOCUMENTO DI STUDIO. Il documento completa il quadro attraverso l’illustrazione della regola del Codice di comportamento nazionale.

IL QUIZ DI VALUTAZIONE. Le domande a riposta multipla forniscono un feedback immediato sul livello di comprensione della regola e sulla capacità di applicarla ad una situazione professionale.

LAPPROFONDIMENTO. La lettura facoltativa di un articolo che approfondisce il tema permetterà di avere una visione più ampia dell’argomento.

Il contesto

Regole, regole, regole. Usciamo dalla pandemia con una abbuffata di regole. Regole “necessarie”, “ ridondanti”, “simboliche”. Chi adotta una regola di comportamento, sia uno Stato, un’amministrazione, un datore di lavoro o un genitore, lo fa nel disperato tentativo di standardizzare delle condotte, prevenire dei rischi, dare un segnale su quale direzione intraprendere. 

Nel freddo linguaggio organizzativo, le regole di condotta non sono altre che una serie di aspettative che un’organizzazione nutre nei confronti dei propri collaboratori: un “comportamento atteso”, un confine che a volte assume le sembianze di un faro luminoso e a volte di una oscura gabbia.

Le regole (e le sanzioni che derivano dalla loro violazione) non rappresentano l’unico meccanismo che disincentiva l’adozione di comportamenti opportunistici. È un dato di fatto che non tutte le persone si lasciano coinvolgere in dinamiche a rischio di corruzione, anche quando avrebbero la possibilità di farlo e anche quando tali dinamiche sono vantaggiose: qualcosa interviene e blocca la messa in atto di determinati comportamenti. Questo qualcosa è il filtro etico individuale: i valori e le intuizioni morali che le persone si portano dentro (anche in virtù dell’appartenenza a un determinato contesto sociale e culturale) e che richiede che i comportamenti adottati non siano solo vantaggiosi, ma anche conformi alle aspettative della collettività, opportuni e, in assenza di regole, eticamente orientati.

Guarda l’introduzione al corso.

Le regole dei codici di comportamento, a nostro parere, non dovrebbero sostituirsi al filtro etico individuale, disattivando la percezione morale. Questo causerebbe una grave deresponsabilizzazione degli Agenti pubblici, che sarebbero chiamati a seguire le regole in modo inconsapevole. Le regole, invece, devono affiancare il filtro etico delle persone, consolidando le loro percezioni su cosa si può fare e non si può fare in ambito pubblico; e dovrebbero sostituirsi ai valori individuali nei soli casi in cui tali valori non siano in grado di orientare i comportamenti, oppure risultino fuorvianti. Per esempio, vi siete mai chiesti perché gli assistenti di volo, poco prima di ogni decollo, continuano a ripetere con gli stessi gesti e le stesse parole le regole di comportamento in caso di emergenza? A più di 30.000 piedi di altezza, in caso di avaria, non sarebbe opportuno affidarsi alle intuizioni etiche dei passeggeri. Né tantomeno sarebbe opportuno affidarsi ad una naturale composizione degli interessi in gioco, data l’intensità con cui essi verrebbero percepiti. Allora non si può prescindere dalla regola, dallo standard comportamentale che assicura, se condiviso al momento giusto, un livello minimo di razionalità.

Dopo l’adozione di nuove Linee guida  da parte di ANAC, nel 2020, sono molte le pubbliche amministrazioni che hanno avviato il processo di revisione dei loro Codici di comportamento. Ma le regole, come qualunque meccanismo, devono essere progettate in modo corretto e costruite con attenzione, per funzionare. Esistono tantissimi studi sulle implicazioni meta-regolamentari dell’adozione di norme di condotta. Esistono, cioè, delle condizioni di funzionamento delle regole che prendono in esame non tanto il contenuto prescrittivo delle norme, quanto il quadro contestuale in cui sono inserite, la qualità e la logica della scrittura e la prossimità semantica necessaria per l’attivazione cognitiva.

Purtroppo, queste condizioni di funzionamento non sono sempre note a chi redige i codici di condotta all’interno delle pubbliche amministrazioni, che di conseguenza si trasformano molto spesso nell’ennesimo astratto elenco di obbligazioni fondate sul piano giuridico, ma di fatto sganciate dal contesto organizzativo in cui dovrebbero essere attuate.

Un secondo problema, che affligge le organizzazioni pubbliche italiane è la proliferazione incontrollata, e a volte inconsapevole, della regolamentazione su scala nazionale e sovranazionale: direttive europee, norme nazionali, decreti, leggi regionali, linee guida si settore. I codici di comportamento si inseriscono in questo delirio regolatorio e rischiano di essere la fatidica goccia che fa traboccare il vaso, perché esiste un limite alla sostenibilità  delle norme, superato il quale emergono fenomeni come l’ipengiofobia o la nomodipendenza  che sfidano le organizzazioni (pubbliche e private) a trovare il giusto equilibrio tra regole e responsabilità personale . Prevedere, come ha fatto la Legge n. 190/2012, l’esistenza di due codici, uno nazionale e uno di amministrazione, non sembra aver dato i frutti sperati in termini di comprensione delle regole e soprattutto di attivazione cognitiva.

Dunque, le regole sono efficaci quando arrivano al momento giusto. Ma un eccesso di regole non chiare e decontestualizzate rischia di trasformare i codici di comportamento in pesanti navi da guerra, armate fino ai denti, ma che si muovono a fatica e arriveranno in ritardo, lasciando gli Agenti pubblici in un mare di interessi in tempesta, da soli su una zattera fatta di dilemmi etici e di confuse intuizioni morali.

Esistono almeno tre strategie che possono aiutare enormemente. 

  1. La prima è la formazione che utilizza casi concreti e dilemmi etici. L’utilizzo di casi concreti in formazione è particolarmente efficace perché mette le persone all’interno di scenari di vita reali (real-life scenario). Simulando processi decisionali più o meno complessi, gli Agenti hanno l’opportunità di associare una situazione concreta alle astratte fattispecie delle regole di comportamento. Si produce un’attivazione che salda la regola alle funzioni cognitive dell’Agente.
  2. La seconda strategia ha che fare con le stesse regole di comportamento e al processo di codificazione. Ad esempio, sarebbe sempre il caso di collegare principi quali l’imparzialità, il buon andamento, la correttezza, la buona fede, ad una ragionevole ingiunzione, in modo da renderli più concreti. Nel Codice di comportamento nazionale, l’articolo 3 è interamente dedicato ai principi generali, mentre dall’articolo 4 in poi abbiamo un elenco di condotte che ai quei principi dovrebbero ispirarsi, senza però mai collegarsi.
  3. La terza strategia è l’ancoraggio delle regole ed ha a che fare con il modo in cui le regole vengono veicolate all’interno dell’amministrazione e sono calate nei processi organizzativi. Il meccanismo di ancoraggio più efficiente in assoluto è rappresentato dalla cosiddetta leadership etica.

L’iniziativa formativa di Spazioetico sui Codici di comportamento mira a rafforzare tutti questi elementi strategici, rivolgendosi direttamente ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche attraverso un approccio formativo in cui le regole vengono contestualizzate all’interno di casi concreti. Ma si rivolge anche ai Responsabili della prevenzione della corruzione, agli Uffici del Personale attraverso un accompagnamento alla scrittura delle regole del Codice di amministrazione, nonché alla dirigenza per rafforzare la leadership etica nel contesto organizzativo.

Un processo omnicomprensivo, dunque, che parte dal coinvolgimento nella codificazione delle regole fino ad arrivare alla piena attivazione cognitiva da parte dei dipendenti e di chi occupa ruoli di responsabilità.

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