Nel 2022 lo Spazio Etico su Azienditalia sarà un viaggio nel mondo dei codici di comportamento della PA
Nel 2022, lo Spazio Etico, l’appuntamento fisso di Azienditalia in collaborazione con Spazioetico Associazione Professionale, accompagnerà i lettori di Azienditalia nel meraviglioso mondo delle regole di comportamento poste a presidio dell’integrità pubblica.
Con l’aiuto dei nostri casi proveremo a trasformare delle astratte fattispecie in carne e sangue, ad animare e rendere di nuovo scintillanti i principi di etica pubblica che vivono, alcuni da più di 3.000 anni, dentro alla nostra storia.
Ciascun articolo affronterà una specifica regola, consolidando un approccio orientato all’utilizzo di casistiche che da un contesto formativo vengono riadattate e proposte per un uso narrativo, lontano dai formalismi giuridici e orientato all’esplorazione della dimensione relazionale ed etica del rischio di corruzione”.
Nel primo articolo: “IL LADRO DI CESTINI“, Andrea Ferrarini e Massimo Di Rienzo spiegano come le regole di comportamento giochino un ruolo cruciale nel quadro della vigente normativa di prevenzione della corruzione nella Pubblica Amministrazione.
Dopo l’adozione di nuove Linee guida da parte di ANAC, nel 2020, sono molte le Pubbliche Amministrazioni che hanno avviato il processo di revisione dei loro Codici di comportamento. Ma le regole, come qualunque meccanismo, devono essere progettate in modo corretto e costruite con attenzione, per funzionare. Esistono delle condizioni di funzionamento delle regole che prendono in esame non tanto il contenuto prescrittivo delle norme, quanto il quadro contestuale in cui sono inserite, la qualità e la logica della scrittura e la prossimità semantica necessaria per l’attivazione cognitiva.
Purtroppo, queste condizioni di funzionamento non sono sempre note a chi redige i codici di condotta all’interno delle Pubbliche Amministrazioni, che di conseguenza si trasformano molto spesso nell’ennesimo astratto elenco di obbligazioni fondate sul piano giuridico, ma di fatto sganciate dal contesto organizzativo in cui dovrebbero essere attuate.
Un secondo problema, che affligge le organizzazioni pubbliche italiane è la proliferazione incontrollata, e a volte inconsapevole, della regolamentazione su scala nazionale e sovranazionale: direttive europee, norme nazionali, decreti, leggi regionali, linee guida si settore. I codici di comportamento si inseriscono in questo delirio regolatorio e rischiano di essere la fatidica goccia che fa traboccare il vaso, perché esiste un limite alla sostenibilità delle norme, superato il quale emergono fenomeni come l’ipengiofobia o la nomodipendenza che sfidano le organizzazioni (pubbliche e private) a trovare il giusto equilibrio tra regole e responsabilità personale.
Prevedere, come ha fatto la Legge n. 190/2012, l’esistenza di due codici, uno nazionale e uno di amministrazione, non sembra aver dato i frutti sperati in termini di comprensione delle regole e soprattutto di attivazione cognitiva.