LE OCHE DANNATE DI KONRAD LORENZ. L’imprinting corruttivo nei processi di cooptazione della classe dirigente. Il secondo articolo della rubrica di approfondimento “LO SPAZIO ETICO” per Azienditalia
Lo Spazio Etico è la nuova rubrica che Azienditalia, mensile di organizzazione, bilancio, gestione e controllo degli enti locali del gruppo Wolters Kluwer, ha deciso di dedicare ai diversi aspetti rilevanti del fenomeno del conflitto di interessi. Un appuntamento che guida i lettori, numero dopo numero, in un percorso di approfondimento degli aspetti giuridici, economici, etici ed organizzativi necessari per comprendere e governare correttamente le interazioni tra interessi primari e secondari all’interno delle pubbliche amministrazioni.
Ciascun articolo affronta un diverso aspetto dei conflitti di interessi, contestualizzando il fenomeno, identificando dei “nodi problematici” e casi concreti da analizzare. Considerata la stretta connessione esistente tra conflitto di interessi e rischio di corruzione, la rubrica mira anche contribuire all’attuale dibattito relativo alla prevenzione della corruzione in Italia, proponendo un approccio meno legato agli adempimenti burocratici, più orientato alla tutela anticipatoria dei fenomeni corruttivi e alla riduzione del rischio di caduta dell’imparzialità.
Il secondo articolo, dal titolo “LE OCHE DANNATE DI KONRAD LORENZ. L’imprinting corruttivo nei processi di cooptazione della classe dirigente“, uscito a maggio 2021, tratta del processo di gestione degli incarichi e delle nomine in ambito pubblico. Di seguito, una anticipazione dell’articolo.
La trave negli occhi dell’anticorruzione italiana
La gestione degli incarichi e delle nomine è stata inserita da ANAC tra le “aree di rischio generali” (Determinazione ANAC n. 12 del 28 ottobre 2015: “Aggiornamento 2015 al Piano Nazionale Anticorruzione” – Parte generale §6.3, Parte Speciale II “Sanità” § 2.1.2). Tuttavia, questa esposizione al rischio è stata rilevata come se fosse un inevitabile dato di fatto, senza soffermarsi in alcun modo sui fattori abilitanti che la determinano. In questo articolo, intendiamo analizzare le dinamiche relazionali e i conflitti di interessi che stanno alla base delle dinamiche corruttive nei processi di cooptazione della classe dirigente. |
Prima o poi tutti se la prendono con Adamo ed Eva, gli ancestrali progenitori della razza umana. Se non avessero mangiato la mela, oggi vivremmo tutti in uno splendido paradiso terrestre. E, invece, siamo condannati all’inferno dei viventi, vittime innocenti di un antico peccato originale, che ci portiamo dentro come una macchia indelebile.
La storia della cacciata dall’Eden, narrata nel terzo capitolo del libro della Genesi, ci ha fatto venire in mente un interessante parallelismo: le collusioni, le disfunzioni, i conflitti di interessi e le logiche clientelari che affliggono i processi di selezione della classe dirigente del nostro Paese potrebbero essere una sorta di peccato originale, che ci condanna ad essere tragicamente incapaci di stare al passo con le democrazie più evolute.
Organi di indirizzo, vertici apicali, dirigenti e manager, sono come articolazioni che consentono alle ossa degli esseri viventi di muoversi e stare insieme: se non svolgono bene il proprio compito, il corpo non riesce più a muoversi oppure cade a pezzi. Inoltre, il comportamento dei leader influenza il comportamento dei collaboratori e l’atteggiamento dei leader, a qualunque livello, evidenzia quali sono i valori di riferimento (scritti e non scritti) di un contesto.
Le strategie di prevenzione della corruzione dovrebbero quindi agire prioritariamente sui meccanismi di selezione della classe dirigente.
O almeno così ci aspetteremmo, anche perchémettere le persone giuste al posto giusto è diventata un’opzione non solo etica, ma un tema centrale per affrontare le sfide che ci attendono in questa delicata fase storica.
E invece, la corruzione dei processi di nomina e nel conferimento degli incarichi di vertice sembra essere tollerata e accettata come un dato di fatto, come una persistenza naturalmente connessa alla gestione delle deleghe in ambito pubblico.
I Piani triennali di prevenzione della corruzione abbondano di condotte a rischio in ogni processo organizzativo, come pagliuzze negli occhi di inconsapevoli amministrazioni che non si accorgono della trave che è ben piantata nella loro testa.
Il risultato è una scarsa qualità dei processi decisionali pubblici, come risulta ormai evidente in ogni occasione. I conflitti di interessi che orientano la selezione della classe dirigente vengono spesso associati al fenomeno delle clientele, ricondotte all’insano e distorto rapporto tra politica e amministrazione, al familismo amorale proprio di una cultura tribale, di un insieme di persone che non è mai diventata comunità nazionale. Ma c’è molto di più di questo: c’è lo stigma invisibile, la dannazione che nutre meccanismi corruttivi sistemici, ad altissima ricorsività.
Ci sono reminiscenze di relazioni che credevamo vinte per sempre. Leggete, per esempio, questa antica formula di accomandazione di un vassallo, risalente all’VIII secolo, in cui la delega assume i contorni di una sottomissione ai limiti dell’asservimento personale:
«Come tutti sanno chiaramente, io non ho di che nutrirmi o vestirmi e dunque ho chiesto alla vostra pietà, e la vostra volontà me l’ha accordato, di affidarmi a voi e di pormi sotto la vostra protezione […] Dovrete aiutarmi e sostentarmi sia nel mangiare sia nel vestire nella misura in cui io avrò la capacità di servirvi e di rendermi meritevole. Fino a quando vivrò dovrò prestare a voi servizio ed obbedienza come uomo libero. Nel corso della mia vita non avrò la facoltà di sottrarmi né al vostro potere, né alla vostra protezione, e per tutti i giorni della mia vita non dovrò sottopormi ad altro se non al vostro potere e alla vostra tutela (*)» |
(*) Questo giuramento è riportato nella Formulae Turonenses, o Formule di Tours, un compendio di formule giuridiche da inserire negli atti pubblici e privati. Per la versione latina di tale giuramento cfr. Karl Zeumer, Formulae Merowingici et Karolini Aevi, Cambridge University Press, 2010, p. 158, formula 43. “Qui se in alterius potestate commendat” (https://books.google.it/books?id=vB-gd4DUUUkC&lpg=PP1&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false)
Per leggere il primo articolo “Il lato oscuro del conflitto di interessi”, cliccare qui.