LA MECCANICA DELLE RELAZIONI SENSIBILI ED IL RISCHIO DI CORRUZIONE. Un estratto dei capitoli 5, 6, 7 e 8 dell’ebook “Etica delle relazioni dell’Agente pubblico”

Le relazioni sensibili sono l’eco-sistema in cui si generano le premesse del patto occulto della corruzione. Certamente questo eco-sistema è molto popolato e anche molto confuso. Nella loro sfera privata, infatti, le persone sono coinvolte in un alto numero di relazioni. In questo articolo, estratto di alcuni capitoli dell’ebook “Etica delle relazioni dell’Agente pubblico”, abbiamo sviluppato un metodo ad hoc, per rappresentare in modo esauriente le relazioni e le loro dinamiche. Questo metodo fa uso dei pattern relazionali, cioè di schemi che consentono di rappresentare il nesso tra bisogni, interessi e comportamenti e le interazioni tra i soggetti coinvolti nella relazione. I pattern definiscono la meccanica delle relazioni (cioè il funzionamento delle relazioni) e consentono di descrivere le dinamiche relazionali come processi che modificano, a volte in modo spontaneo, altre volte in modo strumentale, il pattern di una relazione.


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In molti casi è difficile per le persone trovare in solitudine le strategie adeguate a soddisfare i propri bisogni. Ecco allora che gli individui adottano una strategia: in alcuni casi la strategia migliore (o forse l’unica strategia) potrebbe essere quella di entrare in relazione con altri individui. La centralità delle relazioni deriva dal fatto che le relazioni sono come un ponte, che tiene insieme i bisogni delle persone e i loro interessi, cioè le loro strategie, e che permette di connettere certi bisogni a certi interessi al fine di soddisfarli (Fig. 1).

Figura 1 – Le relazioni: un ponte tra bisogni e interessi

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5.2. L’intensità delle relazioni

Nel 2003 l’OCSE adottò una definizione ampia di conflitto di interessi. Nel rapporto “Managing conflict of interests in the Public Service: OECD Guidelines and Overview[1], si affermava che il termine “interesse” dovesse essere quanto più ampio possibile, non solo di natura finanziaria. Ad esempio, l’essere legato o “affiliato” ad organizzazioni o lo stringere rapporti con altri individui, l’essere in “associazione con altri individui o gruppi di individui, gli interessi familiari e comunque ogni interesse che potrebbe ragionevolmente influenzare indebitamente l’attività ed i doveri di un Agente pubblico.

Una crescente attenzione e preoccupazione verso i fenomeni corruttivi ha portato ad enfatizzare i rischi connessi al conflitto di interessi ed ampliare ancora il numero e la natura dei rapporti idonei a generare rischi per l’imparzialità del settore pubblico, con il conseguente ampliamento del termine “interesse”[2].

Nonostante i tentativi di tipizzare tali interessi, tuttavia, non abbiamo ancora una catalogazione completa degli interessi che vengono considerati astrattamente idonei a minacciare interessi primari di un Principale pubblico.

Questo “fallimento” dell’ambito giuridico deriva dal fatto che l’intensità degli interessi è solo l’ombra dell’intensità della relazione su cui corre tale interesse. Pertanto, ha poco senso domandarsi se un Agente pubblico che frequenta la stessa parrocchia o lo stesso circolo tennistico di un Destinatario dell’attività del suo ufficio sia o meno in conflitto di interessi.

Assume, invece, una certa rilevanza indagare l’intensità della relazione. Questo “bias delle regole” è anche alla base dell’idea, piuttosto consolidata tra i giuristi, che le situazioni di conflitto di interessi siano difficilmente “tipizzabili”. Si può tentare, invece, di catalogare alcune relazioni su cui è facile immaginare che possano correre interessi di un certo grado di intensità. L’art. 7 del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, cioè l’articolo che impone l’obbligo di astensione per i dipendenti che si trovano in situazioni di conflitto di interessi, contiene un tentativo di catalogazione, sia pur incompleta e poco attuale, di alcune relazioni della sfera privata dell’Agente pubblico: “Il dipendente si astiene dal partecipare all’adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado, del coniuge o di conviventi, oppure di persone con le quali abbia rapporti di frequentazione abituale, ovvero, di soggetti od organizzazioni con cui egli o il coniuge abbia causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito significativi, ovvero di soggetti od organizzazioni di cui sia tutore, curatore, procuratore o agente, ovvero di enti, associazioni anche non riconosciute, comitati, società o stabilimenti di cui sia amministratore o gerente o dirigente”.

L’ordinamento, con un certo grado di pragmatismo, stabilisce che se il dipendente non si trova in alcuna di suddette situazioni e, tuttavia, sente che la sua imparzialità è minacciata può comunque astenersi “in ogni altro caso in cui esistano gravi ragioni di convenienza[3].

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5.3. Le relazioni sensibili: una visione d’insieme

5.3.1. L’umano disordine

Abbiamo dato un nome alle relazioni a cui, in qualche modo, possiamo attribuire una intensità (assoluta o percepita) idonea ad orientare interessi e comportamenti. D’ora in avanti le chiameremo “relazioni sensibili”.

Le relazioni sensibili sono l’eco-sistema in cui si generano le premesse del patto occulto della corruzione.

Certamente questo eco-sistema è molto popolato e anche molto confuso. Nella loro sfera privata, infatti, le persone sono coinvolte in un alto numero di relazioni: hanno relazioni familiari, hanno delle amicizie (più o meno strette), e delle inimicizie. Le persone hanno relazioni legate all’ambito lavorativo (capi, colleghi, clienti, fornitori) all’ambito economico (prestano soldi o beni o li chiedono in prestito), si mettono nelle mani dei professionisti (al commercialista per pagare le tasse, all’avvocato per vincere una causa e al medico per curare una malattia) e delle agenzie (immobiliari, automobilistiche, matrimoniali). E queste relazioni cambiano nel tempo.

Se potessimo cogliere in un solo colpo d’occhio tutte le relazioni del mondo, vedremmo l’umano disordine in atto: genitori che litigano con i figli, conoscenti che si innamorano, coniugi che si separano, debitori e creditori che si inseguono, clienti che cambiano avvocato, commercialista, notaio, agenzia immobiliare; lavoratori che trovano, cambiano e perdono il lavoro. Dobbiamo semplificare questa complessità e lo possiamo fare raggruppando in macro-categorie i diversi tipi di relazioni sensibili. Sulla base delle indicazioni della normativa e dei codici di condotta sul conflitto di interessi, abbiamo identificato almeno due diverse macro-categorie di relazioni sensibili:

  1. Relazioni interpersonali – rientrano in questa macro-categoria le relazioni di parentela, le relazioni sociali che fanno perno sui concetti di amicizia (frequentazione abituale) e appartenenza (partecipazione ad associazioni, iscrizione a partiti politici o a sindacati, ecc …), le relazioni affettive (partnership) e le relazioni conflittuali (grave inimicizia e causa pendente).
  2. Relazioni di scambio – rientrano in questa macro-categoria le relazioni di debito e credito economico e quelle di debito e credito relazionale; le relazioni tra un acquirente e un venditore; le relazioni professionali (i rapporti di collaborazione professionale, attuali o passati) le relazioni di rappresentanza (che legano, per esempio, un professionista al suo cliente o l’amministratore di una società ai soci che lo hanno designato), le relazioni finanziarie (ad esempio la relazione che lega un azionista ad una azienda o un investitore all’istituto di credito cui ha affidato i soldi).

5.3.2. Il Panopticon delle relazioni sensibili

La Figura 2 mostra il Panopticon[4] delle relazioni sensibili di un Agente pubblico. Le frecce puntano a cerchi all’Agente e stanno a significare il livello di intensità “assoluta”, cioè l’intensità che un osservatore esterno percepisce. Ad esempio, se l’Agente ha un figlio, tale relazione (interpersonale esclusiva) è percepita da un osservatore esterno come “assai intensa” e potenzialmente foriera di interferenza. Dal momento che, di fronte ad una scelta tra la salvaguardia del bisogno personale e la promozione di un interesse primario, non si è in grado di prevedere cosa l’Agente farà prevalere, l’ordinamento impone all’Agente stesso di segnalare la situazione ed adottare un comportamento di astensione[5].

Figura 2 – Panopticon delle relazioni sensibili

5.4. Rappresentare le relazioni sensibili

Avere identificato delle macro-categorie di relazioni sensibili non basta. Dobbiamo anche rappresentarle.

Visualizzare la rete di relazioni di un soggetto, nonché i bisogni, gli interessi e i comportamenti associati a quella relazione è indispensabile per modellizzare alcune dinamiche relazionali, che sono fondamentali per comprendere la genesi dei fenomeni corruttivi:

  • genesi, sviluppo e fine di una relazione,
  • variazione dell’intensità di una relazione nel tempo,
  • interferenza relazionale,
  • uso strumentale di una relazione,
  • tossificazione di una relazione.

Abbiamo dovuto sviluppare un metodo ad hoc, per rappresentare in modo esauriente le relazioni e le loro dinamiche. Questo metodo fa uso dei pattern relazionali, cioè di schemi che consentono di rappresentare il nesso tra bisogni, interessi e comportamenti e le interazioni tra i soggetti coinvolti nella relazione. I pattern definiscono la meccanica delle relazioni (cioè il funzionamento delle relazioni) e consentono di descrivere le dinamiche relazionali come processi che modificano, a volte in modo spontaneo, altre volte in modo strumentale, il pattern di una relazione.

I pattern relazionali sono 4 e consentono di descrivere, con un certo grado di esaustività, le relazioni della sfera pubblica e le relazioni sensibili della sfera privata.

  1. Pattern Interpersonale,
  2. Pattern Conflittuale,
  3. Pattern di Scambio,
  4. Pattern di Delega.

Questi pattern sono associati alle due macro-categorie di relazioni sensibili che abbiamo identificato: relazioni interpersonali e relazioni di scambio (Fig. 3).

Figura 3 – Pattern e macro-categorie di relazioni sensibili

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5.4.1. Struttura e contenuto delle reti di relazioni

Le persone sono inserite in reti che includono relazioni di diverso genere, che supportano interessi di tipo diverso, ed è questo che conferisce alla dimensione relazionale tutto il suo fascino e tutta la sua complessità. Dobbiamo quindi introdurre uno strumento per rappresentare, analizzare e gestire questa complessità.

Molto spesso le reti di relazioni vengono visualizzate usando dei grafi: i soggetti in relazione sono i “nodi” del grafo, mentre la relazione è rappresentata come un “arco” (un segmento) che connette i due nodi (Fig. 4).

Figura 4 – Grafo di una relazione

L’uso dei grafi può essere molto utile per descrivere la struttura delle reti di relazioni e identificare la sfera pubblica e la sfera privata di un soggetto. Di seguito, per esempio, abbiamo ricostruito il grafo delle relazioni di Tommaso Piazzo, protagonista di un caso che abbiamo analizzato nel Capitolo 3[6] (Fig. 5).

Figura 5 – La rete di relazioni di Tommaso Piazzo

Usando un po’ di fantasia, possiamo cercare di localizzare i bisogni, le relazioni ed i comportamenti e rappresentare il nesso che li lega alle relazioni (Fig. 6). I bisogni stanno, in un certo senso, sotto la relazione e sono il motivo per cui la relazione si instaura e si mantiene nel tempo. Gli interessi stanno sopra e possono essere condivisi dai nodi della relazione. I diversi tipi di relazione si differenziano per il modo in cui i nodi condividono gli interessi e le persone si differenziano per l’uso che fanno delle relazioni e degli interessi che corrono sulle relazioni.

Figura 6 – Bisogni, interessi e relazioni

I pattern relazionali sono lo sviluppo dell’intuizione rappresentata nella Figura 6: bisogni, relazioni, interessi e comportamenti sono elementi strettamente connessi tra loro. Le dinamiche relazionali sono guidate da un groviglio irrazionale di bisogni percepiti, interessi (primari e secondari) ed auto-manipolazioni, che giocano un ruolo importante nella genesi dei fenomeni corruttivi. E i pattern relazionali sono un tentativo di sbrogliare questo groviglio.

I pattern relazionali sono abbastanza complessi da disegnare e capire, a differenza dei grafi. Questo aumento di complessità consente di analizzare, come vedremo, un’ampia gamma di fenomeni, ma è comunque un costo e può diventare un inconveniente, quando devono essere rappresentate un gran numero di relazioni. 

Per questa ragione, in questo Capitolo e in quelli successivi, useremo i pattern per analizzare nel dettaglio il contenuto di una relazione che si instaura tra due nodi; mentre useremo i grafi per rappresentare le reti (per esempio le reti di relazioni della sfera pubblica, che affronteremo nel Capitolo 8).

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6.1. Alcuni concetti di base

Lavorando con i pattern abbiamo scoperto che è possibile costruire un catalogo delle relazioni sensibili. Fornire un quadro generale delle relazioni sensibili, di come siano connesse ai bisogni e agli interessi e di quali leggi le governano, può costituire un utilissimo contributo per una maggiore integrità del settore pubblico. Ma può essere anche utile per avviare percorsi educativi con i più giovani. Conoscere in profondità cosa sono le relazioni e a che cosa servono, comprendere che una determinata relazione può essere usata “fino a un certo punto”, che le relazioni sono “opportunità” e non “strumenti” assume un’importanza che oltrepassa la prevenzione della corruzione, come è intuibile.

Prima di fornirvi un quadro generale delle relazioni sensibili, dei collegamenti degli inneschi e delle dinamiche, dobbiamo acquisire familiarità con alcuni concetti di base che troveremo in tutte le relazioni che andremo a descrivere.

6.1.1. Ingaggio, peso e meccanica.

  • Le relazioni si innescano per precise ragioni, che noi chiameremo “ingaggio”;
  • la natura e le caratteristiche del vincolo che lega le persone che stanno nella relazione, invece, costituiscono il “peso dei nodi”;
  • chiameremo infine “meccanica della relazione”, le modalità attraverso cui i bisogni e gli interessi vengono gestiti all’interno della relazione.

6.1.2. Reciprocità

Nell’ambito di questo Capitolo introdurremo un concetto che è tipico delle dinamiche relazionali: “la reciprocità”, cioè, il meccanismo che regola ogni relazione.

La reciprocità è stata ampiamente esplorata dagli antropologi che hanno studiato l’economia del dono[7]. In realtà la reciprocità governa ogni forma di transazione sociale e riveste un’importanza fondamentale per comprendere le dinamiche tipiche di alcune relazioni. Utilizzeremo il concetto di reciprocità che è stato brillantemente introdotto da Marshall Sahlins, un antropologo statunitense dello scorso secolo. In un suo studio del 1974, Sahlins identifica diverse tipologie di reciprocità:

  • reciprocità generalizzata[8]. Essa si verifica quando i nodi di una relazione promuovono interessi o condividono bisogni in maniera del tutto gratuita, cioè, senza attendersi nulla in cambio. È il meccanismo che sta alla base del pattern interpersonale, ad esempio.
  • reciprocità bilanciata[9]. Si verifica quando un nodo di una relazione promuove interessi o soddisfa bisogni di un altro nodo in attesa di un giusto e tangibile ritorno in un futuro indefinito. Si tratta di un sistema molto informale di scambio. L’aspettativa che il donatore sarà rimborsato è basata sulla fiducia e sulle conseguenze sociali. È caratteristica di alcune relazioni di scambio, nonché delle relazioni di delega.
  • reciprocità negativa[10]. Si verifica quando un nodo di una relazione promuove interessi o soddisfa bisogni di un altro nodo e si aspetta di essere ripagato immediatamente con beni o lavoro di pari valore. La reciprocità negativa può comportare un quantitativo minimo di fiducia e una distanza massima sociale e può avvenire tra estranei. È caratteristica di alcune relazioni di scambio.

6.1.3. Simmetria e asimmetria

Le relazioni possono essere “simmetriche”, prevedere cioè che ciascuno dei due nodi, anche in tempi diversi, si faccia carico dei bisogni dell’altro nodo. Possono anche essere “asimmetriche”, prevedere, cioè, che solo uno dei nodi si faccia carico dei bisogni dell’altro nodo.

6.1.4. Relazione sensibile

In questo capitolo faremo riferimento solo ed esclusivamente alle “relazioni sensibili”.

Tale catalogazione potrebbe non essere del tutto “esaustiva”. Abbiamo inserito le relazioni sensibili che vengono menzionate dalle norme[11] quelle che ritroviamo con più assiduità negli eventi di corruzione che abbiamo studiato. Non siamo, però, del tutto sicuri che non esistano altre relazioni sensibili; questo campo di studi è del tutto nuovo e merita un approfondimento ulteriore.

Ogni cluster di relazioni sensibili è caratterizzato da uno specifico pattern e mira a soddisfare un certo cluster di bisogni in maniera prevalente rispetto ad altri. Questa affermazione può essere intuitivamente colta pensando alla relazione di agenzia che in nessun caso può rappresentare una strategia per soddisfare il bisogno di acquisizione e mantenimento del partner.

Infine, in questa catalogazione intendiamo esplorare la sfera personale dell’Agente pubblico. Che può essere sovrapponibile in tutto e per tutto alla sfera personale di chiunque altro individuo. Ma la particolare relazione che lega l’Agente pubblico al suo Principale finale, cioè alla collettività, rende l’analisi non solo utile, ma quanto mai necessaria a garantire alti livelli di integrità ed imparzialità all’azione amministrativa e politica di una nazione.

Figura 7 – Quadro generale delle relazioni sensibili

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7.2. L’uso strumentale delle relazioni

7.2.1. Scambi di pattern

Il nostro catalogo delle relazioni sensibili sembra una cassetta degli attrezzi per una efficace soddisfazione dei bisogni. Esistono pattern relazionali praticamente per tutte le occasioni: pattern di delega per soddisfare bisogni primari, pattern di scambio per i bisogni di autorealizzazione, pattern inclusivi per i bisogni identitari, pattern conflittuali per il bisogno di sicurezza, pattern esclusivi per il bisogno di generatività. Se fossimo veramente capaci, in tutte le occasioni della nostra vita, di mettere il bisogno giusto nel pattern giusto, forse le nostre relazioni sarebbero meno ambigue e la convivenza umana sarebbe meno difficile. Forse avremo anche meno corruzione. Ma questo non accade, per diversi motivi.

Innanzitutto, troviamo quasi sempre difficile identificare esattamente i nostri bisogni, con il rischio quindi di scambiare un bisogno per un altro e quindi di scegliere il pattern sbagliato. In secondo luogo, alcuni pattern relazionali forniscono strategie per soddisfare i medesimi bisogni: i bisogni primari, per esempio, possono essere soddisfatti usando il pattern di delega, il pattern di scambio o il pattern interpersonale, che non sono esattamente pattern intercambiabili. Infine, potremmo anche giocare sporco con le relazioni, cioè usare consapevolmente determinati pattern relazionali, che soddisfano bisogni e promuovono interessi di un certo tipo, come strategie per ottenere qualcos’altro. È l’uso strumentale delle relazioni: una dinamica adesso possiamo descrivere con una certa precisione.

7.2.2. Scatole cinesi

Abbiamo detto che una relazione viene usata strumentalmente, quando viene considerata una strategia per ottenere qualcos’altro. Quindi, possiamo rappresentare l’uso strumentale disegnando una stringa in cui, al posto delle strategie e dei comportamenti, c’è una relazione (Fig. 5).

Figura 8 – Stringa che descrive l’uso strumentale di una relazione

Il pattern della relazione è cambiato: adesso la relazione è inserita all’interno di una stringa, come in un gioco di scatole cinesi. Il soggetto 1 soddisfa il suo bisogno B1 in modo unilaterale, utilizzando una relazione già esistente con il soggetto 2 unicamente come un supporto per soddisfare il proprio bisogno.

C’è una sottile, ma cruciale, differenza da tenere in considerazione, per cogliere le dinamiche di strumentalizzazione. Quando entriamo in relazione con gli altri per trovare delle strategie che soddisfano un bisogno, consideriamo le persone che sono in relazione con noi una opportunità e in certi casi siamo anche chiamati a farci carico dei loro interessi. Quando invece usiamo una relazione con gli altri (o una relazione degli altri) per soddisfare un bisogno, allora la relazione è la strategia e gli altri sono solo uno strumento di cui possiamo ignorare bisogni e interessi.

Questa sottile differenza è chiaramente rappresentata nella Figura 8, in cui la relazione inserita nella stringa è disegnata senza alcun riferimento ai bisogni espressi dai due nodi. Questo perché l’unico bisogno che governa la stringa è il bisogno esterno alla relazione, che può modificare gli interessi e manipolare i comportamenti interni alla relazione strumentalizzata. Un altro breve caso ci aiuterà a capire come funziona in concreto la strumentalizzazione e quali sono le sue conseguenze.

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8.2. Percorsi di tossificazione e azzardi morali

In questa seconda parte del Capitolo dedicheremo un po’ del nostro tempo e della nostra attenzione a comprendere i percorsi di tossificazione e quanto sia fondamentale mettere sotto osservazione e gestire correttamente la sfera relazionale privata, quando è implicata anche la sfera pubblica[12]. Inizieremo con dinamiche piuttosto semplici e stereotipate della corruzione occasionale o spicciola, ma poi scenderemo progressivamente nell’inferno della corruzione sistemica.

8.2.1. Nomen omen

La relazione interpersonale tra Dalpero e Squalo ha un pattern che abbiamo già visto nel Capitolo 6 e possiede una intensità relativamente bassa. Non sappiamo cosa spinge i due nodi a frequentare il club, ma abbiamo una certa contezza del fatto che la loro relazione non include la promozione di interessi comuni della sfera professionale. Tutto ciò è testimoniato anche dal fatto che, una volta che Dalpero ottiene una consulenza importante, la sua frequentazione con Squalo tende a rarefarsi. Ci troviamo di fronte a un pattern inclusivo debole, che presuppone una condivisione di comportamenti, ma non una convergenza di interessi (Fig. 9).

Figura 9 – Pattern inclusivo debole alla base della relazione tra Squalo e Dalpero

Un evento critico, occorso nella sfera privata del Professor Squalo, come al solito, rompe gli equilibri.

Emerge un nuovo bisogno nel campo di attività del Professor Squalo. Quale strategia deciderà di mettere in campo? Potrebbe migliorare la qualità della sua offerta, oppure potrebbe semplicemente chiudere il suo centro di ricerca, attendere serenamente la pensione e far spazio ai giovani ricercatori. Ma il suo “quasi-patologico” bisogno di generatività, collegato ad un forte bisogno di conservazione dello status, che si traduce nel dover essere il centro motore del suo piccolo mondo, e nel non poter uscire di scena in maniera ingloriosa, gli impone di stare al suo posto e prendere, decisamente, un’altra strada: una scorciatoia.

La relazione tra Squalo e Dalpero evolve, come spesso capita, e modifica il suo pattern, che ora diventa inclusivo forte, perché i loro interessi professionali cominciano a convergere (Fig. 10).

Figura 10 – Pattern inclusivo forte ed evoluzione della relazione tra Squalo e Dalpero

Il Professor Squalo ha chiaramente fatto un uso strumentale della relazione con il povero Dalpero, che non si è accorto di nulla e si è lasciato strumentalizzare, convinto della buona fede del suo compagno di golf (Fig. 11).

Figura 11 – Strumentalizzazione della relazione interpersonale inclusiva (Squalo)

Ma il Professor Squalo, strumentalizzando la relazione, ha anche violato le aspettative di Dalpero. Come sappiamo la meccanica delle relazioni interpersonali inclusive prevede che i nodi abbiano una aspettativa: ciascun nodo si aspetta che l’altro nodo si farà carico dei suoi interessi. Se questa aspettativa di reciprocità generalizzata viene tradita, la relazione può entrare in crisi. E questo accade, puntualmente, anche tra Squalo e Dalpero!

Chi l’avrebbe mai detto, se non si fosse chiamato Squalo? Il comportamento del Professore è spiazzante (ma tutt’altro che raro da osservare nella realtà). Dalpero sviluppa una certa ostilità verso il Professore e non possiamo fargliene torto. Il pattern relazionale si trasforma a seguito degli eventi descritti e diventa “conflittuale”. Dalpero ha capito che i suoi interessi economici possono essere sistematicamente minacciati da Squalo e percepisce un forte bisogno di auto-protezione. Sviluppa un interesse (strutturale) a rovinare la reputazione del suo ex compagno di partite di golf (Fig. 12).

Figura 12 – Pattern conflittuale nello sviluppo della relazione tra Squalo e Dalpero

Delpero ha innescato la relazione conflittuale in modo unilaterale. E il Professor Squalo potrebbe difendersi, cercando a sua volta di pregiudicare gli interessi o danneggiare i bisogni di Dalpero e avviando una escalation difficilmente controllabile per entrambi i nodi. Ma il Professor Squalo, uomo di ineffabile talento, e probabilmente poco propenso al conflitto, ci stupisce ancora una volta tirando fuori dal cappello una specie di “fuoco d’artificio” relazionale.

Ed ecco la tossificazione! nel Capitolo 6 abbiamo detto che le relazioni conflittuali vengono meno:

  • quando gli interessi cessano di essere in conflitto (mediazione),
  • quando i bisogni si modificano,
  • quando uno dei due nodi percepisce di avere soddisfatto il proprio bisogno di auto-protezione, avendo sufficientemente causato danni all’altro nodo (vendetta).

E il Professor Squalo cerca una mediazione con Dalpero, modificando volutamente (e quindi tossificando) il pattern della loro relazione, che da interpersonale diventa di scambio (Fig. 13).

Figura 13 – Pattern di scambio e tossificazione della relazione tra Squalo e Dalpero

I termini dello scambio sono abbastanza chiari: Squalo promuoverà gli interessi di Dalpero, per soddisfare il suo bisogno primario di trovare opportunità di lavoro e il suo bisogno di status; e in cambio Dalpero non metterà più a rischio la reputazione del Professor Squalo.

Lo scambio è vantaggioso per i due nodi, ma come al solito viene pregiudicato un processo organizzativo pubblico e c’è il rischio attuale e concreto che risorse pubbliche vengano gettate al vento a causa dell’inquinamento ab aexterno di interessi privati[13].

I due soggetti regolano i propri interessi a spese del contribuente, perché Squalo abuserà del proprio ruolo di Agente in seno al Ministero, per commettere azzardo morale e favorire Dalpero (Fig. 14).

Figura 14 – Azzardo morale del Professor Squalo che con il suo comportamento (C1) favorisce l’interesse di Dalpero (S2) e pregiudica gli interessi primari (IP)

I sistemi di controllo interno o gli audit del Ministero, ammesso che se ne facciano, probabilmente rileveranno un’anomalia significativa, cioè il numero esorbitante di giornate di formazione erogate da Dalpero, ma non sapranno mai che il processo organizzativo (formazione) non è altro che il luogo in cui si scarica il patto corruttivo che nasce, invece, nella dimensione relazionale.

Il triste epilogo ci mostra un caso di cattiva gestione delle risorse pubbliche che ha origine nel losco mondo delle relazioni tossiche, esterno alla pubblica amministrazione. Un caso tutt’altro che isolato che mette in scena le ambiguità di soggetti che utilizzano in maniera spregiudicata non solo le relazioni, ma anche gli “ambiti relazionali”, cioè luoghi come club sportivi, associazioni più o meno riservate, ordini professionali, ma anche locali esclusivi, centri di benessere e tutto un certo armamentario di luoghi pseudo-inclusivi che si prestano meravigliosamente ad ospitare strumentalizzazioni e tossificazioni di ogni genere. Luoghi terrificanti per chi, suo malgrado, è stato obbligato a frequentarli. È in questi ambiti che spesso si sviluppa la “corruzione sistemica”, un meccanismo di regolazione di interessi in cui l’amministrazione pubblica entra in scena quando si tratta di passare al bancomat.


[1] OECD, Managing conflict of interests in the Public Service: OECD Guidelines and Over-view, 2003

[2] L’enfasi verso l’annullamento della sfera privata dell’Agente pubblico era già stata, in qualche modo, auspicata da Platone nel secondo Libro della Repubblica. Nello Stato ideale i Guardiani della Repubblica dovevano essere privati di ogni interesse per assicurare che le loro azioni o decisioni non fossero inquinate da vantaggi di natura privata. Ad esempio, i guardiani della Repubblica, uomini e donne, potevano vivere insieme, sarebbero di certo arrivati dei bambini, ma, per eliminare ogni tentazione per essi di perseguire un interesse diverso da quello della Repubblica, i loro figli avrebbero dovuto essere allontanati dai loro genitori e allevati dallo Stato. Ancora essi non avrebbero dovuto possedere una proprietà privata, anzi, sarebbero dovuti abitare in baracche, fuori dalle mura della città. Il dialogo platonico è il seguente: «», confermai. «Ma abitazioni di soldati, non di commercianti». «E che differenza c’è tra loro, secondo te?», chiese. «Cercherò di spiegartelo», risposi. «La colpa più grave e più vergognosa per dei pastori sarebbe quella di allevare dei cani da guardia del gregge in modo tale che per l’intemperanza, la fame o qualche altra cattiva abitudine tentassero essi stessi di assalire le pecore, diventando, anziché cani, simili ai lupi». «», disse. «Sarebbe grave: come negarlo?». «Non bisogna quindi evitare in ogni modo che i nostri difensori facciano una cosa del genere con i cittadini, dal momento che sono più forti di loro, e da alleati benevoli si trasformino in padroni crudeli?». «Bisogna evitarlo!», rispose.

[3] Un tentativo definito “eroico” di catalogare gli interessi che corrono su relazioni fu effettuato dalla Agenzia Anticorruzione del Queensland, uno Stato australiano. Il termine “interesse” avrebbe dovuto comprendere: ”Numerose attività ed interessi sociali e professionali. Ad esempio, un dipendente pubblico potrebbe essere membro di un club o essere personalmente legato ad associazioni o legato ad individui, inclusa la famiglia e gli amici. Ognuna di queste relazioni potrebbe essere fonte di interessi che potrebbero andare in conflitto, in particolari circostanze, con l’interesse pubblico. Inoltre, ognuno di noi ha opinioni personali, pregiudizi e atteggiamenti, che debbono essere messi da parte quando esercitiamo una funzione pubblica. Tuttavia, se i valori personali sembrano contrastare con il corretto esercizio della funzione pubblica, allora ci troviamo di fronte ad un conflitto di interessi”.

[4] Il Panopticon è uno stabilimento carcerario progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham, per permettere a un unico sorvegliante, posizionato al centro dello stabilimento, di osservare (-opticon) tutti (pan-) gli “ospiti” del carcere. Il nome rimanda anche ad Argo Panoptes: un gigante della mitologia greca munito di un centinaio di occhi e considerato perciò un ottimo guardiano.

[5] Cfr. Articolo 7 Codice di Comportamento dei dipendenti pubblici.

[6] Come ricorderete Tommaso Piazzo era riuscito a “piazzare” ben tredici suoi familiari all’interno della ASL presso cui lavorava ed era anche diventato Presidente di una associazione.

[7] Su tutti, Marcel Mauss, un antropologo francese dell’inizio dello scorso secolo che ci ha lasciato un magnifico trattato su questo argomento, “L’economia del dono”.

[8] Aria M. “Dono, hau e reciprocità. Alcune riletture antropologiche di Marcel Mauss”. “A un estremo di questo spettro vi è la relazione solidale tipica dei rapporti familiari, di amicizia o di vicinato, al cui riguardo sarebbe impensabile un aperto contratto di restituzione. Si tratta della reciprocità generalizzata dove i doni e l’assistenza vengono dati liberamente e incondizionatamente, senza specificare i modi e i tempi in cui potranno essere ricambiati”.

[9] Ibidem. “A metà strada abbiamo la reciprocità bilanciata, dove il controdono ha luogo in tempi piuttosto brevi ed è commisurato al valore del dono iniziale. Per le persone che sono in una relazione di questo tipo l’equivalenza assume un ruolo fondamentale. Tale reciprocità è meno personale della precedente /generalizzata) e più economica, nel senso che le relazioni sociali dipendono dal flusso materiale e non viceversa come nel caso della reciprocità generalizzata.

[10] Ibidem. “Infine all’estremo opposto troviamo la reciprocità negativa, in cui le parti si fronteggiano con interessi contrapposti e dove ognuno mira al tornaconto personale. In questo caso il ventaglio di esempi, caratterizzati nel migliore dei casi dal sospetto e nel peggiore dallo sfruttamento, va dal baratto astuto al furto vero e proprio.

[11] In particolare, il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, emanato con Decreto del presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 62, l’art. 51 del Codice di procedura civile che stabilisce l’obbligo di astensione del giudice. Inoltre, una infinità di Regolamenti interni alle amministrazioni pubbliche italiane. Infine, uno studio approfondito di norme e regolamenti di amministrazioni facenti parte dell’OCSE, attraverso diverse pubblicazioni e manuali della stessa organizzazione.

[12] Per le tossificazioni delle relazioni della sfera privata si possono consultare manuali di psicologia clinica. Ma non è il nostro ambito di ricerca.

[13] Ancora una volta ritroviamo la nuova definizione di corruzione della Legge 190/2012