Escursioni d’autunno: il dilemma del LUMINARE (conflitto di interessi)
Quando l’estate finisce ed arrivano le piogge, capita di essere presi dalla nostalgia. E’ successo anche a noi di @spazioetico. Che abbiamo deciso di ritornare sulle tracce di temi che ci sono molto cari: l’accesso civico generalizzato e il whistleblowing… Ma come spesso capita a chi passeggia, lungo il cammino abbiamo deciso di fare qualche deviazione e uscire dal tracciato … e di parlare di conflitti di interessi in sanità.
Anche l’autunno può dare buoni frutti! Buona lettura (e occhio a non perdervi nella nebbia degli interessi secondari!).
In questo post presentiamo un dilemma assai intrigante. Questa volta il protagonista non è il povero funzionario di un Ente Locale contrapposto ad uno spietato politico (o viceversa), ma, udite udite, nell’arena si confronteranno il Direttore Generale di una Azienda Sanitaria o di un Ospedale pubblico e il LUMINARE, cioè, uno specialista di grande fama e prestigio, capace di muovere e di esser mosso da rilevanti interessi privati.
Si ispira a recenti fatti di corruzione in sanità emersi a Parma che hanno avuta vasta eco sulla stampa nazionale. Secondo gli inquirenti, sembra si sia trattato di corruzione sistemica, messa a punto da un noto LUMINARE dell’ematologia in collegamento con numerose organizzazioni private, tra cui centri di formazione e organizzazione congressi e multinazionali del farmaco. Si parla anche di distorsione di attività concorsuali ed altre condotte illecite. In tutto, ci sarebbero 36 indagati a cui vengono imputati reati di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, comparaggio farmaceutico, abuso d’ufficio, falso ideologico e truffa aggravata.
Al centro dell’indagine spicca la figura del noto luminare. In realtà, si tratterebbe del secondo “luminare” che viene coinvolto in vicende di corruzione nello stesso territorio in poco tempo. Un vero LUMINARE. Per comprenderne la “dimensione” scientifica, basta scorrere il suo curriculum: “Scrive Repubblica: “E’ considerato un luminare italiano dell’ematologia, dipartimento che ha contribuito a fondare all’ospedale di Parma. Pioniere di innovative tecniche di trapianto di cellule staminali fino ad ottenere riconoscimenti internazionali per aver consentito, per la prima volta al mondo, il successo del trapianto anche tra soggetti non compatibili“.
I vertici dell’Azienda, come al solito, cadono dal pero. Si parla di “mele marce”, ma nessuno è in grado di spiegare come prenda vita e si consolidi il fenomeno corruttivo del tutto peculiare che osserviamo quando è protagonista “IL LUMINARE”.
Ora, sgombriamo il campo da affermazioni generiche: la gran parte dei “luminari” sono persone davvero brave e di specchiata onestà. Molti di loro hanno salvato più vite di quanto possiamo immaginare. Tuttavia, è già più di qualche volta che essi si rendono protagonisti di vicende di corruzione. Perché? E’ solo una questione di casualità, un dato statistico, oppure è una conseguenza dell’invidia che essi attraggono su di sé, come alcuni di loro si affrettano a dichiarare?
Una volta, in un convegno a Firenze, un avvocato penalista disse che aveva smesso di chiamare i medici a testimoniare perché più di una volta era successo che, durante la testimonianza, il giudice li avesse incriminati a seguito di dichiarazioni degli stessi medici, i quali facevano emergere condotte illecite con assoluta nonchalance. Segno di scarsa capacità di categorizzare correttamente le situazioni, si direbbe. Ma forse c’è di più.
Abbiamo provato a trasferire le poche informazioni che sono disponibili sui canali di informazione all’interno di uno “scenario” che, in realtà, ci proietta in un contesto virtuale che noi ricostruiamo anche sulla base delle numerose interlocuzioni che abbiamo instaurato con operatori dell’anticorruzione, professionisti clinici, nonché anche qualche “luminare” conosciuto durante i nostri corsi. Ci aiutiamo anche con stralci di articoli di quotidiani (Repubblica.it) che hanno fornito la notizia corredata da interessanti elementi contestuali.
Il Professor Narciso Papaverini è un luminare italiano dell’ematologia, titolare dell’omonimo dipartimento che aveva contribuito a fondare presso l’ospedale di Parma. Pioniere di innovative tecniche di trapianto di cellule staminali fino ad ottenere riconoscimenti internazionali per aver consentito, per la prima volta al mondo, il successo del trapianto anche tra soggetti non compatibili (fonte: Repubblica.it).
Nel corso degli anni aveva visto transitare ai vertici dell’Ospedale numerosi Direttori Generali. Per alcuni aveva avuto stima, altri li aveva tollerati, alcuni li aveva fortemente avversati. A tutti, comunque, riservava lo stesso trattamento: un certo distacco per un ruolo che, soprattutto negli ultimi tempi, sembrava essersi trasformato in qualcosa di simile all’amministrazione condominiale, così amava ripetere ai suoi collaboratori. Con sempre maggior enfasi, il Professor Papaverini aveva anche manifestato la volontà di proseguire la sua carriera presso altre Aziende o nel privato, dove avrebbe avuto maggiori riconoscimenti per la sua luminosa carriera.
L’attuale Direttore Generale, dottor Cascodalpero, in realtà, lo aveva più volte pregato di non dare seguito a tali minacce. Papaverini frequentava con una certa nonchalance le stanze del DG, vantandosi di non aver mai chiesto un appuntamento. Proprio durante quei colloqui, udibili anche ad una certa distanza, Papaverini reiterava la minaccia di andarsene.
Il Professor Papaverini si confidava spesso con Fiorella Portaguai, diventata sua amica a causa dell’abituale frequentazione del Professore ad attività congressuali organizzate dalla Tinsegno spa, società organizzatrice di eventi scientifici – formativi, di cui la Portaguai era referente presso l’Ospedale. Nel corso di una cena conviviale organizzata dalla suddetta società, gli rivela che la sua azienda la sta allertando per un piano di espansione sul mercato che vedrà consolidare la sua posizione ai vertici dell’organizzazione. Questo a patto che lei riesca ad incrementare il fatturato nella specifica area di competenza.
Papaverini le fa i complimenti. Le propone anche di incontrare i suoi riferimenti presso le case farmaceutiche per le quali lui rappresenta un importante punto di riferimento: “Ti faccio parlare con qualcuno che mi conosce bene. Sai, scrivo review di farmaci dalla mattina alla sera in giro per il mondo… scrivo delle cose che hanno diffusione mondiale… per cui posso scrivere in negativo o in positivo, mi capisci? (fonte: Repubblica.it). Ho più di qualche favore che mi devono restituire! Ti faccio avere tutte le sponsorizzazioni che vuoi”.
Il patto si struttura e si consolida e la Tinsegno spa diventa una specie di monopolista delle sponsorizzazioni all’interno dell’Ospedale. Il Prof. Papaverini si sente al centro del mondo. Di tanto in tanto intasca i contributi economici delle case farmaceutiche, ma non è per il denaro che spreca le sue energie. E’ per essere al centro del “sistema”. Fa in modo che, “per chi non aderiva alle sponsorizzazioni congressuali scattava la minaccia di ritorsioni, come il mancato inserimento dei medicinali nel prontuario dei farmaci o la mancata prescrizione nell’ambito delle attività ospedaliere. Mentre per le ditte generose veniva sostenuta la rimborsabilità dei farmaci presso le autorità regionali, al fine di favorirne le strategie economiche” (fonte: Repubblica.it). Insomma il brivido del potere, più eccitante di qualsiasi somma di denaro.
Un giorno il Direttore Generale, dottor Cascodalpero, viene informato dal Responsabile della Prevenzione della Corruzione, dottor Pasquale Avvertito, che sono state rilevate frequenti anomalie nella prescrizione dei farmaci, con la presenza costante di alcune ditte farmaceutiche e la sostanziale assenza di altre. Questo ha provocato, nel tempo, notevoli maggiori esborsi da parte dell’Ospedale. Inoltre, è emerso, da una segnalazione interna, che il professore svolge attività professionale fuori provincia anche se ha un rapporto di lavoro in esclusiva con l’Ospedale.
Il Direttore Generale tentenna un attimo; si vede che non è la prima volta che ha che fare con queste informazioni. Poi, di fronte ad un attonito Avvertito, pronuncia le seguenti parole: “Papaverini non si tocca! Quel Dipartimento se l’è creato lui e ci porta gente da tutta Europa. Glielo vai a dire tu che se ne deve andare? Gli faresti solo un favore, perché è quello che mi ripete ogni volta che si presenta qui. Ascolta, cerca di essere meno intransigente con quelli che salvano le vite, va bene?“
Pasquale Avvertito (che da allora si fa chiamare “Attonito”) alza i tacchi ed esce dalla stanza. Secondo voci non confermate, quello è il momento in cui decide di presentare le sue formali dimissioni da Responsabile della prevenzione della corruzione.
Dopo circa un mese un gruppo di carabinieri preleva il noto luminare dall’Ospedale o lo trasferisce in carcere.
Sarà andata davvero così? Probabilmente no, anzi sicuramente no. La realtà è assai più complessa di una piccola storia scritta in maniera approssimativa su un blog. I dialoghi, se mai ci sono stati, saranno stati spalmati in un lungo arco temporale. Quello che possiamo testimoniare è il racconto di molti operatori dell’anticorruzione che ci esprimono l’impotenza, a volte, di far emergere e gestire i potenti conflitti di interessi che si generano nelle Aziende sanitarie pubbliche.
E’ opportuno, dal nostro punto di vista, passare da un’analisi “narrativa” ad una più approfondita analisi del fenomeno corruttivo che questo caso evoca. Prendiamo ora a prestito la teoria Principale-Agente che spesso utilizziamo per descrivere il fenomeno corruttivo e la dinamica degli interessi in gioco.
Sembra emergere una condotta spregiudicata del luminare in questione. Egli è al centro di un coacervo di una rete di relazioni assai complessa, che si va consolidando nel tempo. Di seguito, illustriamo una corretta ricostruzione ed una puntuale categorizzazione della suddetta dinamica, osservata dal punto di vista del Responsabile della prevenzione della corruzione.
Figura 1.
Al centro primeggia la relazione di agenzia tra il Principale pubblico (il Direttore Generale dell’Ospedale) e l’Agente (il luminare). Gli altri interessi (privati) tendono ad interferire con gli interessi primari generando conflittualità tra interessi primari e secondari. Le ditte farmaceutiche promettono sponsorizzazioni per convegni e contributi economici in cambio di report positivi o negativi. Diremmo che gli interessi secondari vanno in perfetta convergenza. Si alleano a danno degli interessi primari dell’Ospedale, che possiamo sinteticamente rappresentare con: efficacia, efficienza ed imparzialità (per un approfondimento sugli interessi primari di un Principale pubblico potete consultare questo post).
Una situazione siffatta, se ben ricostruita dall’Agente, dovrebbe determinare una condotta di astensione, oppure una resezione dei collegamenti di interessi a rischio. Diversamente, il passo verso la corruzione sarebbe davvero breve. Nell’ipotesi di un effettivo “inquinamento” ab aexterno dell’azione amministrativa, infine, si determinerebbe l’illecito.
Purtroppo, a volte, gli Agenti non sono in grado di ricostruire correttamente tale dinamica degli interessi. Con la conseguenza che condotte di azzardo morale vengono adottate senza particolari patemi d’animo.
Ecco, infatti, cosa ha in mente, secondo noi, il “Luminare” quando ricostruisce e categorizza, erroneamente, la dinamica degli interessi in gioco.
Figura 2.
Al centro, le relazioni con gli interessi privati primeggiano. Il Principale pubblico resta sullo sfondo e rappresenta esclusivamente un mezzo per affermare e promuovere gli interessi secondari, il vero fine dell’attività che si svolge.
La seconda rappresentazione lascia intuire come l’agente pubblico possa essere facilmente preda di “bias cognitivi“, cioè di errori di valutazione. I bias cognitivi, come abbiamo più volte illustrato su @spazioetico, sono alla base della cosiddetta “disonestà delle persone oneste“, cioè, della violazione di norme o regole messa in atto dagli Agenti senza che essi si percepiscano come “disonesti”.
Nell’animo del luminare, potenti interessi-guida aiutano a distorcere tale visione.
Stiamo parlando di “interessi-guida” che si posizionano, più che altro, nella parte superiore della piramide di Maslow. In positivo, sono bisogni di realizzazione del sé, di percezione della centralità e dell’importanza del proprio agire.
In negativo, però, si trasformano in “soddisfazione di bisogni narcisistici” e costituiscono la base emotivo-relazionale che avvia e consolida le reti di relazioni con gli interessi privati. “Sentirsi al centro di un sistema“, essere in grado di “esercitare un potere” enorme sui destini di individui e/o organizzazioni è un vero e proprio driver comportamentale dal quale, per alcuni soggetti, spesso affetti da disturbo narcisistico della personalità, è davvero difficile sfuggire.
Come arginare tali fenomeni allora?
Lasciando per un attimo la disamina dei meccanismi che guidano la condotta (e l’animo) del “luminare”, proviamo ad esaminare il ruolo del Principale pubblico, cioè del Direttore Generale (DG).
Ci aspetteremmo che, di fronte all’emersione di un quadro così rischioso (figura 1), il DG abbia una reazione determinata e, in qualche misura, intransigente. Ad esempio, ponendo la questione con forza nei confronti del luminare e chiedendogli di “optare” in piena trasparenza tra la promozione dell’interesse primario e la soddisfazione degli interessi secondari.
Ma non è così scontato. occorre considerare la dinamica degli interessi primari. La presenza del noto luminare garantisce entrate economiche certe che assicurano il raggiungimento di risultati operativi (efficacia ed efficienza, cioè, il “buon andamento”). A costo di pregiudicare altri interessi primari, come, ad esempio, l’equidistanza da interessi privati e la distorsione dei meccanismi di concorrenzialità (“imparzialità”).
Occorre considerare, infatti, che il vertice di una ASL o di un Ospedale pubblico potrebbe avere interesse ad acquisire o a mantenere all’interno dell’organizzazione il “luminare” perché egli garantisce prestigio e perché attrae utenza, oltre ad assicurare maggiori risorse economiche (una ASL o un Ospedale pubblico si chiama, per l’appunto, “Azienda”). Questo è del tutto legittimo e la gran parte dei “luminari”, come anticipavamo in apertura, sono persone davvero brave e di specchiata onestà. Ma, proprio perché “luminare”, egli attrae, all’interno del sistema pubblico, potenti interessi privati (case farmaceutiche, organizzazioni che erogano formazione, ecc…), anch’essi fomentati dal nome e dal prestigio dell’interlocutore, il quale viene vissuto, a volte, come strumento utile a forzare il chiavistello che tiene chiuse le casse della sanità pubblica.
A volte, i vertici delle ASL o degli Ospedali pubblici, per attrarre il luminare o per mantenerlo all’interno, si mostrano indulgenti verso i conflitti di interessi che, inesorabilmente, emergono per via dell’esposizione del luminare e del suo coinvolgimento con i suddetti, rilevanti, interessi privati. I Direttori Generali, inoltre, potrebbero far prevalere propri interessi secondari come, ad esempio, la costituzione e il consolidamento della “pax sociale” all’interno dell’organizzazione; l’esclusione di qualsivoglia conflittualità, in particolar modo, proprio con i soggetti che convogliano e attraggono maggiori risorse e prestigio, cioè, proprio con i luminari.
Di cosa avremmo bisogno allora? L’unica via è quella di incentivare il Principale pubblico ad affrontare con la giusta energia e risolutezza tali situazioni. Nell’attuale sistema di selezione dei Direttori Generali, cioè di coloro che attualmente interpretano il ruolo di Principale pubblico, non esiste alcun meccanismo di incentivazione volto a promuovere l’integrità, se non una formale adesione dell’organizzazione pubblica ai dettami dell’anticorruzione, di cui peraltro, spesso, i Direttori Generali non conoscono i termini e, ancora peggio, se ne disinteressano delegando funzioni e compiti al Responsabile della prevenzione della corruzione.
Nel Decalogo per una “anticorruzione possibile”, presentato il 6 giugno 2018 a Roma, abbiamo provato ad individuare tali meccanismi di incentivazione. Come noto, il Direttore Generale di un Ospedale pubblico viene nominato dagli Assessorati regionali alla Sanità. Pertanto, a questi ultimi compete “ispirare”, attraverso chiari obiettivi di mandato, una dinamica virtuosa che, progressivamente, porti ad una “visione” della prevenzione della corruzione come elemento cardine dell’integrità aziendale, dove per “integrità” si fa riferimento, da una parte, alla conformità legale (compliance) dei processi organizzativi e, dall’altra, all’integrità delle condotte degli agenti che la rappresentano.
Pertanto, il raggiungimento di elevati standard di integrità dovrebbe essere un CHIARO OBIETTIVO DI MANDATO, che i governi regionali assegnano ai Direttori Generali nel momento in cui essi vengono nominati.
- OBIETTIVI DI INTEGRITÀ. All’atto della nomina dovrebbero essere esplicitati e condivisi pubblicamente a quali obiettivi di mandato in termini di “integrità” sia legato il Direttore Generale.
- COMPETENZE SPECIFICHE. I Direttori Generali dovrebbero avere competenze specifiche in materia di prevenzione della corruzione; questo elemento deve essere valutato ai fini dell’assegnazione dell’incarico come requisito “essenziale”.
- Il raggiungimento degli obiettivi dovrebbe essere monitorato in itinere da parte degli Assessorati che coordinano, attraverso apposite “cabine di regia”, l’implementazione degli standard di integrità per avere livelli omogenei di applicazione.
- Il raggiungimento degli obiettivi dovrebbe essere valutato al termine del mandato anche attraverso un coinvolgimento delle organizzazioni civiche più rappresentative sul territorio.
Compete alla politica, in ultima analisi, ispirare la condotta del Principale pubblico nell’arginare tali fenomeni. Il Responsabile della prevenzione della corruzione in questi casi può far emergere anomalie, indicare soluzioni organizzative, costruire un sano coinvolgimento degli attori principali, ma non ha l’autorità per determinare scelte che incidono profondamente nella operatività di un’Azienda pubblica.
Infine, “SALVIAMO I LUMINARI“! A volte anche da loro stessi. Abbiamo bisogno di intelligenza, capacità oltre l’ordinario. Pensate a quanti pazienti non avranno l’opportunità, a causa di questa brutta storia, di essere aiutati dal nostro Narciso Papaverini.
#salviamoiluminari
P.S. Il post lo dedichiamo a Giacomo Galletti (ARS Toscana), co-estensore del succitato Decalogo e persona “illuminata”. E’ lui che ci ha fatto conoscere questa vicenda. Tra le altre cose, ha approfondito il significato di “luminare“, cercando sulla Treccani online. E’ stato divertente associare due delle definizioni elencate:
- persona insigne per somma dottrina
- in archeologia, apertura scavata verticalmente nel tufo delle catacombe per dare aria e luce ai cubicoli…
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