Black-list e commissariamenti. Il mito del bastone porterà buoni risultati per la PA?

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L’attuale esecutivo sta mettendo a punto nuove regole per la pubblica amministrazione locale. In particolare, facciamo riferimento a:

  • il cosiddetto “DECRETO CONCRETEZZA“. E’ un provvedimento assai articolato, ma qui vogliamo mettere sotto osservazione l’introduzione della cosiddetta “black-list delle amministrazioni inadempienti“. Infatti, come riporta Repubblica.it, con l’approvazione del disegno di legge arriverà il “nucleo della concretezza” che, in collaborazione con l’Ispettorato della funzione pubblica, farà sopralluoghi, affiancherà le amministrazioni e proporrà eventuali misure correttive con l’indicazione dei tempi di realizzazione, delle quali risponderanno i dirigenti della P.A.
  • il cosiddetto “DL SICUREZZA“. Ci sembra interessante segnalare la modifica all’articolo 143 del TUEL che introduce il comma 7bis: “Nell’ipotesi di cui al comma 7, qualora dalla relazione del prefetto emergano, in relazione ad uno o più settori amministrativi, situazioni anomale o comunque sintomatiche di condotte illecite o di eventi criminali tali da determinare un’alterazione delle procedure e da compromettere il buon andamento e l’imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali nonché il regolare funzionamento dei servizi ad esse affidati, con decreto del Ministro dell’interno, su proposta del prefetto, è nominato, per ciascun settore, un commissario quale organo straordinario di amministrazione da individuarsi fra funzionari dotati di qualificata e comprovata professionalità ed esperienza amministrativa, finanziaria e tecnica in servizio presso gli uffici centrali o periferici del Ministero dell’interno o di altre Amministrazioni dello Stato, in quest’ultimo caso di concerto con il Ministro competente. L’organo straordinario di amministrazione ha potere di accesso a tutti gli atti dell’ente locale, ne utilizza il personale ed i mezzi operativi, esercita funzioni di sovraordinazione e di coordinamento del settore interessato ed emana direttive al fine di adottare ogni atto utile a far cessare le anomalie o illegalità riscontrate e a ricondurre alla normalità l’attività amministrativa dell’ente, provvedendo in via sostitutiva all’adozione degli atti in caso di inerzia degli uffici”

Cogliamo l’occasione per augurare i migliori successi a queste iniziative. Riteniamo comunque utile segnalare come il rapporto tra governo centrale e amministrazioni locali sia sempre stato assai controverso con reciproche attribuzioni di responsabilità nella valutazione delle criticità legate all’erogazione dei servizi. Dal centro si pone l’enfasi sulla scarsa “performance” (una brutta parola se usata nel lessico italiano), mentre dalla periferia si mette sotto accusa, da parte del governo centrale, la riduzione progressiva di risorse ed un progressivo abbandono delle istanze locali.

Qualche anno fa, per conto di FormezPA, studiammo in maniera approfondita una delle esperienze più significative di rafforzamento della capacità amministrativa locale che siano state mai messe in piedi dai governi occidentali. Si tratta del Capacity Building Programme inglese che prese avvio nel 2003, per l’appunto, nel Regno Unito. Gli esiti di tale approfondimento confluirono in una pubblicazione che potete scaricare qui.

Nel mese di aprile 2003, l’Ufficio del Vice Primo Ministro (Office of the Deputy Prime Minister – ODPM) e del Local Government Association (LGA) lanciarono il Programma di Capacity Building (Capacity Building Programme – CBP), inizialmente parte di una iniziativa triennale, per sostenere il miglioramento del governo locale. Un finanziamento aggiuntivo giunto dalla Spending Review del 2004 estese il programma fino al 2008. Il finanziamento totale fu di circa 100 milioni di sterline.

Il Capacity Building Programme (CBP) inglese e, più in generale, l’azione di modernizzazione del governo locale inglese che va sotto il nome di Local Government Modernization Agenda (LGMA) costituisce una esperienza di rilievo nel panorama internazionale, dal momento che ha perseguito questi importanti obiettivi con grande anticipo. L’esperienza inglese risulta interessante per comprendere come, ad esempio, le teorie del cambiamento (riforme del settore pubblico, azioni di modernizzazione, ma anche strategie meno ambiziose come singoli piani, programmi o progetti) adeguatamente presidiate dalla leadership istituzionale possono arginare fenomeni di cambiamento emergenziale.

Nell’occasione che ci fu data, esplorammo diverse questioni. Era del tutto evidente, tuttavia, che interventi poco strutturati e non integrati non hanno una vera speranza di essere efficaci. Una delle lezioni che abbiamo tratto da quello studio è stata che quando si decide di attivare un’azione di capacity building le amministrazioni destinatarie debbono sapere perché viene attivata, cosa implica l’attivazione in termini individuali ed organizzativi, in che termini ci si aspetta che il cambiamento si manifesti e come il cambiamento individuale e organizzativo può migliorare l’amministrazione in termini di migliori politiche e servizi. In poche parole, quando si programma e si attua un’iniziativa da parte del governo centrale di rafforzamento della capacità amministrativa, occorrerebbe essere in possesso di una solida “TEORIA DEL CAMBIAMENTO“.

Ora, la teoria del cambiamento che sembra emergere dai provvedimenti che si stanno prendendo in Italia è sempre la stessa: “puniamo le amministrazioni incapaci, commissariamo quelle corrotte“. La progressiva criminalizzazione della amministrazioni locali, intese come corporazioni tecnocratiche, esclude qualsiasi possibilità di associare un modello “partecipativo” alla teoria del cambiamento. Le amministrazioni locali sono esclusivamente “destinatarie” degli interventi, ma mai protagoniste. Inoltre, la presunta “superiorità” tecnica e morale delle amministrazioni centrali è tutta da discutere.

Forse uno sguardo all’esperienza inglese ci può aiutare a capire meglio come andrebbero formulate le politiche di rafforzamento delle amministrazioni locali anche in Italia.