Dialoghi sul conflitto di interessi. Prima parte

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Prendi un filosofo. Uno bravo come Andrea Ferrarini. Distoglilo per qualche tempo dalle sue occupazioni preferite, come stare con la sua famiglia e andare a ballare.

Insieme a lui, vai in giro per l’Italia ad incontrare dipendenti pubblici.

Condividi l’urgenza che, dopo quattro anni di prevenzione della corruzione, bisogna affrontare il toro per le corna. La bestia in questione si chiama “conflitto di interessi”.

Immagina con il filosofo di cui sopra vari scenari con al centro sempre un “mitico” agente pubblico che deve prendere una decisione difficile.

Discuti animatamente sul problema dei problemi: le persone non sanno riconoscere né i propri né gli altrui conflitti di interessi. Perché?

Immagina uno strumento che faccia emergere il conflitto di interessi dai molteplici “collegamenti di interessi”, come dicono i francesi (“lien d’intérêts”) che ognuno di noi ha.

Insisti sull’importanza dello sguardo dell’opinione pubblica e della percezione di imparzialità dell’operato dell’agente pubblico. Perché a volte ci sembra così importante un punto di vista che, per forza di cose, risulta parziale e incompleto?

Quale è il risultato di tutto questo? Un emozionante viaggio all’interno del conflitto di interessi. Un viaggio di esplorazione in qualcosa di assai complesso e controverso.

Ecco, infatti, alcune osservazioni comuni da cui siamo partiti:

  • l’attuale configurazione della gestione del conflitto di interessi in Italia è assai discutibile, tutta centrata su procedure di emersione formali e burocratiche che non prendono in alcuna considerazione né la consapevolezza degli agenti pubblici, né quella delle amministrazioni che dovrebbero gestirli,
  • il concetto di “interesse” è molto vago; negli Stati Uniti qualcuno propone di sostituirlo o ampliarlo con una terminologia più adeguata (ad esempio, “benefit”, in ambito sanitario), che aiuti le persone a identificare meglio i rischi.
  • una generale sottovalutazione del conflitto di interessi da parte degli agenti pubblici e delle amministrazioni.
  • oppure, una sovrapposizione tra conflitto di interessi e corruzione, che è uno dei sintomi della scarsa consapevolezza del fenomeno da parte degli agenti pubblici e delle amministrazioni. Le persone hanno paura a far emergere i collegamenti di interesse perché pensano che verranno messi sotto accusa dall’organizzazione e dall’opinione pubblica.
  • conseguentemente, le situazioni emergono solo quando il “collegamento” di interessi diventa “conflitto” o non emergono affatto.
  • dati i collegamenti di interessi come connaturati all’essere umano e non eliminabili, occorre valutarne l’intensità. Come fare? Sappiamo per certo che una valutazione di tipo formalistico non funziona, né funzionerebbe una valutazione esclusivamente “economica”.
  • Quale è il ruolo della dimensione “organizzativa” ed “etica”?

Questi mesi di studio e di discussioni sono stati accompagnati da una realtà ancora più vivace della nostra pur fervida immaginazione. Il privilegio di vivere in Italia consiste nel poter esplorare questi fenomeni mentre si manifestano nella realtà. La vicenda del Direttore del Ministero della Salute, quella dell’Assessore milanese, nonché la triste vicenda dell’Università di Firenze. Siamo stati ispirati dal comportamento del ricercatore italo-inglese, nonché dalla lettera del professor Semplici al Corriere che ci ha fatto capire che eravamo sulla strada giusta.

Nei dialoghi che vi proponiamo c’è l’idea che senza l’accettazione della complessità del fenomeno il conflitto di interessi rischia di diventare una barzelletta raccontata male.

Noi siamo partiti da alcune definizioni che abbiamo condiviso nel corso del tempo.

Gli uomini fanno un sacco di cose “per interesse” e le conseguenze dei conflitti di interesse (specialmente nel settore pubblico) spesso vengono raccontate dalle pagine dei giornali. Ed una di queste conseguenze è la corruzione.

Tuttavia è’ difficile dire cos’è un conflitto di interessi. Ed è ancora più difficile dire cosa sono gli interessi.

Cominciamo con delle definizioni:

  • Un interesse è un movente delle azioni umane
  • Un conflitto di interessi è una situazione nella quale l’interesse primario di un agente tende a interferire con l’interesse primario del suo principale.

Quindi, possiamo pensare agli interessi come a “qualcosa” che orienta le decisioni delle persone. E ai conflitti di interesse come a “situazioni” (cioè stati di cose) in cui:

  • un soggetto (il principale) delega un altro soggetto (l’agente) a curare il suo interesse (interesse primario)
  • l’azione dell’agente (finalizzata dalla cura dell’interesse primario) è “disturbata” dall’esistenza di un interesse secondario (che nulla ha a che fare con gli interessi del principale).

Nel conflitto di interessi, l’interesse secondario “tende” a interferire con l’interesse primario. Se l’interesse secondario prende il sopravvento, se l’agente si mette a curare solo l’interesse secondario, allora il conflitto di interessi “evolve” in qualcosa d’altro: in una frode o, nel settore pubblico, nella corruzione.

Il conflitto di interessi si genera perché il principale e l’agente sono legati da una relazione (una relazione di delega, chiamata anche “relazione di agenzia”). Quindi, per studiare i conflitti di interesse bisogna analizzare, innanzitutto, le relazioni.

Nei prossimi post Andrea Ferrarini ci guiderà in una vera e propria immersione nel mondo delle relazioni e degli interessi ad esse collegati. Buona avventura!

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