Trasparenza sotto l’ombrellone

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Chiacchiere estive, da fare sotto l’ombrellone. La BCE ci bacchetta perchè abbiamo la qualità della regolazione peggiore tra i Paesi europei. Cosa significa qualità della regolazione? Facciamo un esempio: le leggi sulla trasparenza. Il ritmo è di una “riforma” ogni tre anni, con scarsi risultati, anzi, come nell’ultimo caso, un deciso passo indietro.

Per spiegarlo utilizzo una allegra storiella di corna, in perfetto stile Tognazzi e Gassman in quei meravigliosi film di quelle che dovevano essere altrettanto meravigliose estati degli anni ’60.

I protagonisti sono un marito in cerca di nuove avventure ed una moglie a cui non tornano i conti.

Davide Morini, è un tipico marito quarantenne italiano che, a un certo punto della sua vita, annoiato del solito menage familiare e assalito da pruriti da avventuriero, decide di farsi l’amante. Alla moglie, Marta, una donna intelligente che ha praticamente portato avanti la famiglia da sola, racconta di andare a giocare a calcetto, mentre invece si produce in performance amorose con una collega di lavoro.

Una sera Marta si insospettisce dopo che il marito, al ritorno dall’ennesima partita, risponde in maniera piuttosto elusiva ad alcune sue domande. Decide di andare più a fondo sulla questione.

Vuole sapere, in particolare, chi sono questi tipi con cui gioca a calcetto, non li ha mai conosciuti, ma Davide gli oppone un netto “diniego” dal momento che a Marta, così sostiene Davide, non è mai interessato nulla del calcetto: “Il calcetto è uno svago, a cosa ti serve sapere con chi vado a giocare? Non ti cambia nulla“(1).

Alle incalzanti proteste della moglie, Davide si difende asserendo: “quando ci siamo sposati ti avevo concesso, proprio perchè tu potessi fidarti totalmente di me, di accedere alle informazioni sul mio conto in banca e questo mi sembrava già abbastanza!“.

Allora Marta si infuria dicendo che in quel momento delle informazioni sul conto in banca non le interessava nulla e che non stava a Davide decidere quali informazioni rendere accessibili. Marta sbotta: “non è che se io voglio sapere se c’è qualcosa che non va tra noi, sei tu a decidere quali informazioni posso avere e quali no! Troppo comodo“. (2)

E continua, sempre più certa che c’è qualcosa di strano: “Fammi vedere i messaggi sul telefonino, o almeno i contatti di questi famosi amici del calcetto“.

In quel momento Davide tira fuori una argomento che, a suo insindacabile giudizio, non può essere messo in discussione: “Eh no, mia cara, così entri in una zona protetta; la mia privacy, anzi la nostra privacy non si deve violare per nessun motivo. E poi, così metti bocca su chi posso e chi non posso frequentare e questo renderebbe il nostro matrimonio un inferno“. (3)

La conversazione si chiude con Marta scurissima in volto: “ma il nostro matrimonio è già un inferno!

In quel momento Davide decide che deve fare qualcosa per salvare la sua reputazione di marito fedele pur seguitando nella sua sordida avventura. Organizza una vera partita di calcetto con alcuni suoi vecchi amici, sconosciuti a Marta, mettendola al corrente di tutti dettagli organizzativi, messaggi, contatti e invitandola a venire a vedere la partita.

Al termine della piacevole serata di riconciliazione Davide ammonisce Marta con: “Non pensi che il nostro matrimonio si legittimi ogni giorno di più sulla base della nostra reciproca fiducia? (4) Smettila, ti prego, di controllarmi in maniera così ossessiva e vedrai che andrà tutto per il meglio“. (5)

Marta si avvolge tra le sue braccia e dorme serenamente il sonno dei giusti. (6)

 

N.B. Lo stereotipo, di cui mi scuso, è il maschio avventuroso e la moglie sospettosa; ma posso testimoniare anche di situazioni contrarie. Inoltre, se, come alcuni (e come anche a me succede), vi identificate con Davide piuttosto che con Marta, allora non c’è speranza per questo Paese, nel senso che se percepite Marta come una inguaribile idealista, oppure come una maledetta rompiscatole e se pensate che “occhio non vede, cuore non duole”, be’, allora…

(1) cioè Davide sostiene che Marta non ha titolo ad accedere a quelle informazioni, in quanto non ha un interesse diretto, concreto e attuale, alle informazioni al quale ha chiesto l’accesso. E chi lo ha deciso? Ovviamente Davide che è il soggetto sorvegliato. In più la legge 241/90 (che è alla base del principio di cui stiamo parlando) esclude l’accesso in chiave di controllo dell’operato del decisore pubblico/Davide, ma si occupa di altro, cioè di mettere un soggetto nelle condizioni di utilizzare determinate informazioni per difendersi in giudizio, cioè, Marta avrebbe dovuto dire a Davide che quelle informazioni gli sarebbero servite nella causa di divorzio che avrebbe in mente di promuovere (uh?), mentre in realtà quelle informazioni le servono proprio per capire cosa fare.

(2) Ed è vero! il Dlgs 33/2013 in cui si sbandiera una sedicente “accessibilità totale” a dati e informazioni della pubblica amministrazione, in realtà, stabilisce che il “controllore”, cioè Marta, possa accedere solo a determinate informazioni, E chi decide a quali informazioni può accedere Marta? Guardacaso proprio il “controllato”, cioè il decisore pubblico/Davide, cioè colui che ha stabilito le regole. E’ uno dei tanti paradossi di quello che ho chiamato “Trasparentismo”, cioè un atteggiamento da parte del soggetto controllato che si atteggia a voler essere trasparente ma che, nei fatti, decide su cosa e come possa essere effettuata la sorveglianza…

(3).. per questo l’ultima speranza rimasta a Marta (e a noi) è il nuovo accesso civico promosso dal dlgs 97/2016 e che dovrebbe permettere a chiunque di accedere a dati e informazioni anche senza un interesse diretto (cosiddetto FOIA italiano). Senonchè, il numero e la vaghezza delle cause di esclusione permette al controllato (il decisore pubblico/Davide) di opporre facilmente un diniego. L’alibi migliore è sempre quello della privacy che, a tutt’oggi, è il principio che esclude gran parte della possibilità di fare chiarezza su comportamenti e scelte del decisore pubblico. Ma ci sono anche molte altre cause di esclusione che, peralto, sono dei “criteri” (ad esempio, la tutela delle relazioni internazionali) e per questo interpretabili da parte del decisore pubblico che potrà escludere l’accesso se prevede che l’esito della sorveglianza gli sarà sfavorevole (delegittimante), mentre potrà ammettere l’accesso se prevede che l’esito della sorveglianza gli sarà, al contrario, favorevole (legittimante).

(4) Ed ecco la versione italiana della trasparenza che, invece che uno strumento di sorveglianza, si trasforma in uno strumento di legittimazione e che ne determina l’assoluta inutilità. Il decisore pubblico rende visibili solo i dati e le informazioni che servono a “spiegare” e illustrare ai cittadini/utenti l’ardua complessità del suo operare. Questo al fine, si dice, di determinare una rinnovata fiducia con il pubblico. E questo con buona pace del fatto che la legittimazione di chi governa o amministra, di solito, dovrebbe essere garantita dal voto popolare…

(5) C’e da dire, infine, che a queste affermazioni non si è ancora spenta l’eco della tonante esplosione avvenuta nel luogo esatto dove era sepolto Karl Popper…

(6) Meglio avrei detto: “il sonno dei cornuti”…