Il Whistleblowing e la democrazia vibrante. TERZA PARTE

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TERZA PARTE: Il Whistleblowing come "atto di potere" 

7AAbbiamo visto come il Whistleblowing rappresenti un atto di resistenza all’assoggettamento, è l’atto individuale del “non conformarsi” alle dinamiche di asservimento agli interessi illeciti. E di quanto sia difficile “non conformarsi”.

Ora passiamo a quella che potremmo definire “la faccia sporca del Whistleblowing” e, cioè, considerare questo atto come un “atto di potere” che va gestito con assoluta cautela e consapevolezza sia dal Whistleblower che dall’amministrazione pubblica.

Una volta in un convegno un autorevole ricercatore rivolse la seguente domanda all’auditorio: “secondo voi, quale Paese al mondo ha raggiunto i maggiori livelli di trasparenza?” L’auditorio prima timidamente, poi con una certa convinzione, propose le solite nazioni virtuose del Nord Europa. La risposta fu molto spiazzante.

Secondo l’oratore il Paese che aveva raggiunto i livelli maggiori di trasparenza era sicuramente da considerare l’ex Germania Est, nel senso, che il governo, attraverso una diligentissima polizia, aveva accesso a qualsiasi informazione riguardante le azioni e le opinioni dei cittadini. Un bellissimo film “Le vite degli altri” avvalora questa ipotesi illustrando mirabilmente cosa significasse vivere in quel contesto di “piena trasparenza”.

Quello che l’oratore voleva intendere è che la trasparenza come controllo di per sé non è né buona né cattiva, dipende dall’uso che se ne fa e dai rapporti di potere in campo. Il “gioco” della “trasparenza come controllo” è eticamente orientato fino a che il controllante e il controllato possono scambiarsi facilmente i ruoli in uno spirito di piena reciprocità e simmetria.

E’ importante considerare il Whistleblowing, pertanto, come una estensione del concetto di “trasparenza”. Si tratta, a ben vedere, di “trasparenza interna“, cioè della possibilità che i comportamenti dei dipendenti pubblici siano pienamente visibili (e controllabili) da parte dei loro colleghi.

Nel diciottesimo secolo il concetto di trasparenza può essere associato all’idea emergente di ottenere il controllo sulla natura attraverso la sua osservazione, sorveglianza e conoscenza. Così come la natura può essere domata se la sua rappresentazione ne illustra le regole, così la società può essere protetta dai crimini se le persone e gli oggetti del mondo sociale sono marchiati ed identificati, sorvegliati e controllati, soggetti, cioè, alla piena visibilità pubblica. Il maggior interprete di questa visione fu Jeremy Bentham, architetto e filosofo inglese, che nel diciottesimo secolo, sulla base degli elementi culturali sopra esposti, coniò la famosa espressione: “più attentamente saremo osservati, meglio ci comporteremo“.

paopticonBentham fu anche l’inventore del celebre “Panopticon“, una costruzione carceraria congegnata in modo tale che un unico osservatore posto al centro dello stabilimento potesse tenere sotto controllo visivo il comportamento di tutti gli ospiti della colonia penale. Una forma di architettura che fu definita “ispettiva”.

Il Panopticon di Bentham è certamente uno strumento di controllo (di ispezione) ma non è eticamente orientato perché il controllato (la popolazione carceraria) non si potrà mai trovare al posto del controllante (le guardie carcerarie) e viceversa. Se il governo di uno Stato ha accesso a tutte le informazioni sui comportamenti dei propri cittadini ma i cittadini non possono accedere alle informazioni sui comportamenti dei propri governanti siamo comunque in un regime di trasparenza, ma fortemente asimmetrica, in cui non c’è permeabilità dei ruoli.

Con il Whistleblowing si realizza uno dei più potenti strumenti di trasparenza come controllo, in piena ottica Benthamianapiù attentamente saremo osservati, meglio ci comporteremo“. Ma in questo caso (soprattutto in questo caso) deve funzionare la simmetria e la reciprocità. Il “gioco” del Whistleblowing funziona fintantoché i dipendenti pubblici possono segnalare comportamenti di altri dipendenti pubblici compresa la componente dirigenziale e politica. Ove questo fosse precluso, ove cioè, la componente dirigenziale e/o quella politica risultassero impermeabili alle segnalazioni dei funzionari o viceversa, l’istituto perderebbe di qualsiasi efficacia.

Considerare tali elementi ci porta a circostanziare una ipotesi che spiegherebbe la peculiarità della corruzione in Italia e l’assenza (o la scarsità) di Whistleblower. E’ probabile che i funzionari/dirigenti che rilevano condotte illecite si confrontino sia con una dinamica di asservimento dell’amministrazione o di parte di essa nei confronti di interessi illeciti, sia con una asimmetria della funzione di controllo sempre a favore di tali interessi. Per questo decidono di non segnalare.

(…continua)