Trasparenza e Trasparentismi

7AIl 30 ottobre il Presidente dell’ANAC Raffaele Cantone e il Garante per la Privacy Antonello Soro rompono gli indugi e scrivono al Ministro per la semplificazione e per la Pubblica Amministrazione Marianna Madia una lettera aperta.

L’applicazione del d.lgs. n. 33 del 2013 ha evidenziato talune criticità che sentiamo il dovere di rappresentarLe, anche in vista dell’esame della delega legislativa di cui all’articolo 6 del d.d.l. A.S. 1577, o comunque dell’adozione dei provvedimenti ritenuti più opportuni.

Le criticità – segnalate da vari soggetti alle Autorità da noi presiedute – attengono, essenzialmente, al carattere indifferenziato degli obblighi di pubblicità. Essi si applicano infatti, con analogo contenuto, ad enti e realtà profondamente diversi tra loro, senza distinguerne la portata in ragione del grado di esposizione dell’organo al rischio di corruzione; dell’ambito di esercizio della relativa azione o, comunque, delle risorse pubbliche assegnate, della cui gestione l’ente debba quindi rispondere.

Nel regolare così, in modo identico, situazioni diverse, tali norme rischiano di pregiudicare la ragionevolezza complessiva della disciplina in materia di trasparenza (essenziale invece per il buon andamento e la democraticità dell’azione amministrativa). E questo, con effetti in larga parte disfunzionali rispetto alla stessa esigenza di consentire “forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche“, perseguita dallo stesso decreto n. 33. […]

In tal senso, sarebbe opportuna una rivisitazione generale dell’ambito soggettivo di applicazione degli obblighi di pubblicità e del loro contenuto oggettivo; nonché delle modalità di assolvimento di tali oneri informativi, per i quali non sempre la pubblicazione in rete è garanzia di reale informazione, trasparenza e quindi “democraticità”. La divulgazione on-line di una quantità spesso ingestibile di dati comporta infatti dei rischi di alterazione, manipolazione, riproduzione per fini diversi, che potrebbero frustrare quelle esigenze di informazione veritiera e, quindi, di controllo, che sono alla base del decreto…”

Ma di cosa stiamo parlando in realtà?

Attualmente le amministrazioni pubbliche italiane sono soggette a numerosissimi obblighi di pubblicazione ex legge 33 del 2013. La legge opera soprattutto per creare uniformità e comparabilità, in realtà decide, ex autoritate, che i cittadini sono interessati a conoscere (hanno diritto a conoscere) un certo numero di informazioni (ne sono state calcolate circa 260). E questo vale per tutte le amministrazioni, siano esse ASL, Comuni di due milioni di abitanti o paesini sperduti nelle aree interne. Una induzione alla produzione di materiale informativo che ha popolato le sezioni “amministrazione trasparente” dei siti delle nostre amministrazioni.

È probabile che avessimo bisogno di una legge “caterpillar” che facesse il lavoro sporco di imporre alle amministrazioni di rilasciare le informazioni in loro possesso, ma non riteniamo che questa operazione abbia prodotto gli effetti auspicati. Ad una maggiore apertura di informazione (non trasparenza) abbiamo assistito ad un sovraccarico di adempimenti che da un lato hanno appesantito lo svolgimento del ruolo effettivo per cui le amministrazioni esistono (che non è pubblicare informazioni ma erogare dei servizi) e dall’altro hanno fatto passare il messaggio che la trasparenza coincida con un adeguamento formalistico ad un dettato normativo.

Ora l’ANAC ha giustamente posto il problema anche perchè se la trasparenza è anche una misura obbligatoria dei Piani Triennali di Prevenzione della Corruzione, fatta in questo modo tradisce le aspettative che la legge 190/2012 le affida.

Per leggere l’articolo “Trasparenza e Trasparentismi“, con una riflessione più articolata su questi temi, clicca qui.